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In Francia è nato il primo “bambino medicina”
Bambini - Articoli
Scritto da Maria Ida Longo     Giovedì 10 Febbraio 2011 13:29    PDF Stampa E-mail
Nato il primo bimbo medicina tramite accurata selezione di DNASi chiama Umut-Talha, che in turco significa "nostra speranza", ed è il primo "bimbo medicina" nato in Francia nell'ospedale Antoine-Be'cle're (Clamart) il 26 gennaio: solo oggi però la notizia è stata resa nota, proprio in concomitanza con l'esame nel Parlamento d'oltralpe, della nuova legge sulla bioetica che verrà ufficialmente votata lunedì al Senato.

Il piccolo è sano, pesa 3 chili e 600 grammi ed nato tramite la procreazione medicalmente assistita (PMA) che ha permesso ai medici, tramite doppia diagnosi genetica pre-impianto, di dare al bimbo un corredo genetico selezionato ad hoc, ovvero completamente compatibile con i due fratellini malati di beta talassemia.

Si chiama Umut-Talha ed è il primo bimbo medicina
La beta talassemia è una malattia genetica che, nelle forme gravi, provoca ritardi della crescita, deformazioni ossee e necessita di continue trasfusioni sanguigne per garantire una vita normale a chi ne è colpito: i sintomi più tipici sono anemia, ingrossamento della milza e calcolosi biliare.

Alla nascita, il cordone ombelicale ricco di cellule staminali che collegava il piccolo alla madre, è stato raccolto e conservato: le staminali, invece, saranno conservate per un trapianto successivo alla sorellina.

Questa tecnica è molto rara nel mondo e necessita dell'approvazione dell'Agenzia di biomedicina, che rilascia le autorizzazioni caso per caso.

Ovviamente, non sono mancate le polemiche: infatti, il presidente del partito cristiano-democratico Christine Boutin e il Cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, hanno denunciato che questo caso non è altro che una strumentalizzazione della persona concepita semplicemente come un servizio da utilizzare.

Il professor Frydman però ha spiegato che, i genitori del piccolo Umut-Thalat volevano comunque allargare la loro famiglia, e quindi grazie anche a questo loro desiderio è stato possibile provare la tecnica.

Fonte: Il Tempo
 

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