La censura di Facebook: no a donne che allattano, sì alla marijuana
Bambini - Articoli
Scritto da Carmela Pelaia     Venerdì 24 Febbraio 2012 08:00 Stampa
Facebook_logo Ormai è risaputo che Facebook censura alcuni argomenti, ma ciò che non si sapeva è che lo fa relegandoli ad una ditta esterna di nome oDesk in cui lavorano impiegati che provengono da Marocco, Turchia e Messico pagandoli un dollaro l'ora per visionare tutti i video e le foto del social network.

Un giorno però Derkaoui, un marocchino ventunenne, non lo tollera più e fa pubblicare la sua indignazione (per il lavoro e la paga) su Gawker, con il libretto delle regole, tra le quali colpisce la censura delle foto di mamme che allattano il proprio bambino.

la censura di facebook: no a donne che allattano, sì a marijuana
I vari contenuti possono essere dichiarati da confermare e quindi essere poi rimossi, non da confermare perciò possono rimanere, oppure altri vengono rimandati a Facebook per una valutazione autonoma. Ci sono poi 12 regole che impongono allo staff di oDesk di segnalare determinati comportamenti. Innanzitutto vanno segnalate tutte le foto di rapporti sessuali, anche se le parti nude sono coperte; tutte le foto di zone intime maschili e femminili, ovviamente immagini (anche cartoon o fumettate) di bambini nudi, stupri e violenze, mentre è consentita la nudità artistica. Ma le donne che allattano al seno con i capezzoli scoperti sono avvisate: le loro foto verranno rimosse.

Invece la policy sulla privacy di Facebook consente di pubblicare immagini di marijuana e incita a non segnalare nulla, a meno che il soggetto non la voglia vendere, qualsiasi raffigurazione della marijuana in sè, o strumenti per l'utilizzo, sono accettati. Le droghe pesanti possono essere pubblicate solo in un contesto medico-scientifico. Ovviamente da segnalare anche tutte le scene di violenza, compreso il bullismo scolastico (ma solo se ripostati pertormentare il soggetto), e le immagini di fluidi corporei anche se sono accettabili di ferite e sangue purchè non si vedano gli organi interni.

Ecco come si difende Facebook alle accuse di tolleranza troppo ambigua (e che solo in un punto del regolamento interno si esplicita che l'utente si impegna a non pubblicare contenuti che incitino alla violenza, all'odio e alla pornografia) ricordando che è seguito da 850 milioni di persone: gestiamo i report più seri all'interno, e tutte le decisioni esterne prese dai contractor esterni sono sottoposte a ispezioni severe. Il processo di verifica è in costante miglioramento, per maggiori informazioni si rimanda al sito Community Standards.

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