Scuola: una ricerca dell'Ocse sui voti mostra come i professori favoriscono ragazze e ceti alti
Bambini - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Lunedì 18 Marzo 2013 10:39 Stampa
scuolaGli insegnanti favoriscono le ragazze e gli studenti benestanti o provenienti da ambiti socio-culturali più favorevoli. A parità di performance, studenti maschi e alunni provenienti da ambienti deprivati vengono penalizzati dai propri insegnanti al momento di assegnare le valutazioni finali e i voti nel corso dell'anno scolastico. La notizia arriva da una fonte seria come l'Ocse: l'Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico. Il ventiseiesimo approfondimento condotto dall'Ocse sui test Pisa, in Lettura, Matematica e Scienze, del 2009 danno ragioni in più a una lamentela classica di genitori e alunni.

Il focus pubblicato qualche giorno fa punta il dito contro i docenti e la loro imparzialità nell'attribuire i voti agli alunni. Da sempre, le valutazioni attribuite dai professori agli studenti rappresentano uno dei punti fermi della scuola, ma anche uno dei più controversi: la maggior parte dei ricorsi dei genitori a fine anno riguardano appunto le valutazioni finali degli insegnanti.

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Tra le nazioni europee in cui è stata condotto l'approfondimento di ricerca, l'Italia è risultato essere uno dei paesi dove c'è una maggiore mancanza di un equo criterio distributivo tra voti attribuiti dagli insegnanti e saperi reali. Il titolo della ricerca è "le aspettative legate ai voti", in inglese, "le grandi speranze: come i voti e le politiche educative influiscono sulle aspirazioni degli alunni", in francese.

I voti, come sanno bene i prof, rappresentano nella scuola uno dei motivi del contendere più sentiti per studenti e genitori. Nella ricerca si legge che gli insegnanti tendono ad attribuire alle ragazze ed agli studenti provenienti da ambiti socio-economici più favorevoli migliori voti a scuola, anche se non hanno una migliore performance, rispetto ai ragazzi e agli studenti provenienti da ambiti socio-economici svantaggiati.

Gli esperti dell'Ocse definiscono questo risultato preoccupante in quanto è in grado di penalizzare gli studenti anche nelle scelte future. Le conseguenze negative sono di due tipi (con conseguenze a lungo termine per i meno fortunati): gli studenti fondano spesso le loro aspirazioni, in termini di studi e di carriera, sui voti che ottengono a scuola e i sistemi educativi utilizzano i voti nella selezione degli studenti per l'accesso ad un indirizzo di studi e, successivamente, per l'accesso all'università.

Per valutare l'attendibilità dei voti espressi dagli insegnanti in Lettura, l'Ocse ha consegnato ai quindicenni una scheda in cui dovevano segnare il voto in Italiano, o nella lingua del paese in cui si svolgeva il test, che è stato loro attribuito dai professori.

Poi ha determinato la correlazione tra il voto attribuito dai propri prof con la performance in Lettura nel test Ocse-Pisa. Hanno scoperto che a parità di risultati nel test Pisa le ragazze e gli studenti più abbienti riescono a strappare ai propri insegnanti voti più alti.

Lo scopo principale dei voti è di promuovere l'apprendimento degli studenti, informandoli dei loro progressi, attirando l'attenzione degli insegnanti sui bisogni educativi dei loro studenti e, infine, attestando il livello di competenza valutata dagli insegnanti e dalle scuole.

I docenti sembrano invece basare le loro valutazioni su altri criteri: il test Pisa ha dimostrato che le istituzioni educative e gli insegnanti ricompensano caratteristiche degli studenti che non sono in relazione con l'apprendimento.
 

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