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Esiste la fase "Tarzan" nello sviluppo del linguaggio dei neonati
Bambini - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Martedì 03 Settembre 2013 08:50    PDF Stampa E-mail
BambinaEsiste una fase nello sviluppo del linguaggio dei neonati che si chiama "Tarzan", a circa 3-4 mesi di vita, il cervello dei bambini può essere stimolato dall'ascolto dei vocalizzi delle scimmie (esattamente come accade con la voce umana) e questo può portare alla creazione delle categorie cognitive che sono fondamentali per la costruzione del linguaggio. 
 
A rivelarlo è stato uno studio coordinato da una ricercatrice della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA) e pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze, "Pnas".
 
Mamma E Figlia

I ricercatori hanno scoperto che nei neonati di 3-4 mesi, i vocalizzi dei primati non umani, come i lemuri, favoriscono il processo di "categorizzazione", rispecchiando esattamente quello che accade con le parole pronunciate dagli umani.
 
Alissa Ferry, coordinatrice dello studio frutto della collaborazione con la Northwestern University dell'Illinois, spiega che nei bambini che hanno raggiunto i sei mesi di età, i vocalizzi dei primati non sortiscono più lo stesso effetto.
 
Questo perché il cervello si sintonizza in modo specifico sul linguaggio umano, ma rimane ancora da chiarire quale sia il segreto che permette alla voce delle scimmie di solleticare il cervello dei cuccioli d'uomo. 
 
I bambini coinvolti nell'esperimento non erano infatti in grado di crearsi delle categorie linguistiche quando ascoltavano al contrario le registrazioni di alcune parole pronunciate da persone. Lo studio dimostra che le capacità linguistiche e l'organizzazione del pensiero in categorie derivano da una sorta di "programma cognitivo" più vasto e fondamentale che l'uomo condivide con i primati non umani.
 
Il linguaggio è un’abilità peculiare umana emblema della nostra natura profondamente sociale. In parte è ancora un mistero come il bambino riesca ad acquisire e a padroneggiare con destrezza un sistema così complesso in un arco di tempo relativamente breve.

La prima forma di comunicazione è il pianto: il bambino segnala a chi se ne prende cura uno stato di disagio, connesso nei primissimi mesi di vita a bisogni di ordine fisiologico. 
 
Al terzo mese compare il sorriso sociale che va distinto dal sorriso endogeno, di tipo riflesso, che si può riscontrare anche in età precedenti. 
 
Il sorriso sociale è esibito durante lo scambio comunicativo con l’adulto ed esprime il gradimento nei confronti dell'interazione. Tra i quattro e i sei mesi il bambino inizia a sillabare. 
 
Questo fenomeno, noto come lallazione, diventa gradualmente più complesso e variato fino alla ripetizione di sillabe, che tanti genitori scambiano per protoparole anche se in realtà non si può ancora parlare di linguaggio.
 
Solitamente le prime parole compaiono tra i 9 e i 13 mesi e sono prevalentemente legate al contesto di riferimento o connesse con le attività in corso. 
 
Gradualmente il linguaggio assume la sua caratteristica peculiare: quello di essere un sistema simbolico ed astratto, utilizzato per descrivere oggetti assenti fisicamente, oltre che presenti, o eventi passati e futuri. 
 
A 16 mesi il vocabolario medio di un bambino italiano è di circa 50 parole. La capacità produttiva immatura è compensata da una maggiore abilità di comprensione verbale.

A 18 mesi ci sarà una esplosione del vocabolario: i bambini incrementano rapidamente il numero di parole prodotte, imparano anche più termini in una settimana. A 20 mesi il numero di vocaboli a disposizione del bambino è triplicato.
 
A un anno si nota il fenomeno dell’olofrase, cioè il bambino con una sola parola esprime una frase più complessa: può dire “pappa” per esprimere “voglio la pappa”. 
 
Con l’espansione del vocabolario, a partire dai 18 mesi, aumenta anche la capacità di comporre frasi, che contengono, intorno ai due anni, anche due o tre parole.
 
Tra i 24 e i 36 mesi lo sviluppo grammaticale ha una rapida accelerazione, che conduce all’acquisizione dei meccanismi morfosintattici salienti nella propria lingua madre. 
 
La lunghezza media delle frasi continua ad aumentare. Compaiono le prime proposizioni dichiarative, è presente l’accordo soggetto-verbo. 
 
Dai tre anni in poi la struttura sintattica dei periodi si fa sempre più complessa, includendo le prime proposizioni subordinate, anche se sono presenti ancora delle difficoltà dal punto di vista grammaticale con gli articoli, con i plurali dei nomi e con l’uso dei pronomi.

 

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