Dislessia: la musica potrebbe essere una terapia efficace
Bambini - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Lunedì 20 Gennaio 2014 10:42 Stampa
Bambina MusicaUna terapia per la dislessia potrebbe essere lo studio della musica: una ricerca condotta da alcuni scienziati italiani, ha rivelato alcune interessanti possibilità di applicazione dello studio della musica nelle terapie contro la dislessia. 
 
Il cervello dei musicisti è molto diverso rispetto al cervello delle altre persone, questo si evince da uno studio recentemente condotto da una équipe di scienziati dell'Università Milano Bicocca e dell’Istituto Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del Cnr di Milano.
 
Bambina scrive

Gli scienziati milanesi hanno esaminato come campione 30 soggetti di cui 15 musicisti professionisti e 15 persone con stesso livello culturale e età simile, ma prive di conoscenze musicali specifiche. 
 
Tutti sono stati sottoposti a una tomografia elettromagnetica a bassa risoluzione che ha consentito l’analisi del segnale bioelettrico prodotto durante la fase di rielaborazione cerebrale della lettura parallela di note e testi.
 
Dall’analisi dei due gruppi è emersa una differenza sostanziale: a differenza degli altri soggetti, sia nella lettura di testi che nella lettura di note, i musicisti attivano regioni appartenenti a entrambi gli emisferi cerebrali, mentre i non musicisti coinvolgono esclusivamente zone specifiche dell’emisfero sinistro (corteccia occipito-temporale di sinistra e giro occipitale inferiore di sinistra).
 
La familiarità con una pratica di lettura complessa e a più livelli come quella di partiture costituite da diverse linee melodiche, costituisce una risorsa importante e inedita per quanto riguarda il trattamento della dislessia.
 
Per i bambini dislessici l’attivazione di entrambi gli emisferi potrebbe supplire al deficit costituzionale della regione cerebrale abitualmente coinvolta nell’analisi visiva delle parole.
 
Lo studio della musica, come sostengono i ricercatori, potrebbe aiutare  a sviluppare un circuito cerebrale comune a parole e note, contribuendo così a compensare i deficit di lettura.
 
I risultati della ricerca sono stati pubblicati su "Neuropsychologia", è stata condotta da Alice Mado Proverbio, Mirella Manfredi e Roberta Adorni, Alberto Zani dell'Istituto di Bioimmagini e Fisiologia molecolare del CNR di Milano. 
 
Quando leggono un testo, le persone prive di conoscenza musicale attivavano la corteccia occipito-temporale di sinistra e il giro occipitale inferiore di sinistra. 
 
Nei musicisti, queste stesse regioni sono risultate attive sia sull'emisfero sinistro (come nei non musicisti) che, sull'emisfero destro. 

 

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