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Perchè i pedagogisti consigliano di non aiutare i bimbi nei compiti a casa? |
Bambini - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 04 Novembre 2015 13:54 |
I motivi che spingono una mamma ad aiutare il proprio bambino nello svolgimento dei compiti per casa possono essere diversi: gli si vuole dare una mano perché lo si vede in difficoltà, alleviargli il fardello, contribuire all’orgoglio di saperlo primo della classe, ma secondo i pedagogisti, passare le serate a finire, completare, correggere i compiti dei figli è controproducente sotto vari punti di vista.
Uno studio americano da poco pubblicato "The Broken Compass: Parental Involvement With Children’s Education", afferma infatti che l’intervento dei genitori nelle attività scolastiche è nella maggior parte dei casi inutile, in altri addirittura dannoso.
Gli studiosi hanno sondato diverse situazioni in cui i genitori si inseriscono nel percorso scolastico dei figli come nei compiti per casa, scelta del college, volontariato nelle attività extra scolastiche, i rapporti con i professori, e i risultati delle loro ricerche confermano che i genitori più interventisti non hanno accresciuto il successo accademico dei figli, anzi in diversi casi lo hanno involontariamente ostacolato. Sulla rivista pediatrica UPPA , il pedagogista Daniele Novara ha spiegato che i nostri figli hanno i compiti da fare, e, punto molto importante, li devono fare loro, se un senso i compiti ce l’hanno è quello di aiutare a consolidare degli apprendimenti, stimolare autodisciplina e responsabilizzazione, e l’intervento continuo dei genitori da questo punto di vista ha molteplici svantaggi.
L’esperto sottolinea che intervenendo si impedisce ai bimbi di trarre beneficio dagli esercizi, di imparare quello che il programma scolastico propone, ma si limita anche la loro possibilità di mettersi alla prova, di imparare dagli errori, di sviluppare la capacità di impegnarsi, di accettare la fatica.
Se il dubbio di un genitore è che la mole di lavoro sia troppa, ne deve parlare con l’insegnante, non assolvere i doveri del figlio o esplicitare riserve sui compiti per casa davanti a lui.
La cosa importante è accettare la realtà dei compiti e la necessità dell’impegno personale che richiedono.
Nella nostra società, tutta immagini e velocità, approcciarsi ai libri, alle richieste di impegno, allo studio, appare difficile ad un ragazzo che è immerso nella cultura del web , del tablet, dello smartphone che dà sempre la risposta giusta alla velocità della luce.
Il compito dei genitori è “legittimare l’importanza dell’impegno", monitorare va bene, aiutare meno se significa risolvere i quesiti: se ci si accorge che il bimbo non capisce qualcosa, lo si deve invitare a rivedere la regola o la lezione, non suggerirgli la risposta esatta.
Nemmeno la correzione a fine compiti è particolarmente utile: è la maestra, nel contesto scolastico, che troverà gli errori, li correggerà, e provvederà, se necessario, a rispiegare quello che non è stato compreso.
La funzione dei compiti non è solo consolidare l’apprendimento ma anche favorire la capacità di impegnarsi del bambino.
L’aiuto che può dare la mamma è utile se organizzativo: decidere un orario da rispettare, assicurarsi che il bimbo abbia dormito abbastanza, che goda di un ambiente tranquillo, ben illuminato e privo di distrazioni (in primis smartphones, tv e schermi vari), nel fargli fare pause rilassanti, nell’invitare qualche volta gli amici a studiare insieme perché anche fare i compiti abbia un risvolto divertente, soprattutto senza criticare, correggere ma premiando i successi e gratificando l’impegno.
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