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Home Bambini L'Angolo della Tata Due quesiti per Tata Adriana: problemi con il cibo e spiegare il concetto di morte
Due quesiti per Tata Adriana: problemi con il cibo e spiegare il concetto di morte
Bambini - Tata
Scritto da Adriana Cantisani     Giovedì 24 Giugno 2010 18:32    PDF Stampa E-mail
Tata Adriana Sono mamma di due bimbi: Michelangelo di 5 anni e mezzo e Matilde di 18 mesi. Con Michelangelo ho più o meno sempre avuto problemi nell'alimentazione. Non è certamente un gran mangione e ovviamente si interessa solo al cibo che io non voglio che consumi (caramelle, merendine, latte e cereali etc.).

Il problema è che a tavola lui indugia, non mangia, non gli piace mai niente, vorrebbe solo carne, pizza, bastoncini di pesce e poche altre cose. Io invece insisto, anche visto che a questa età può e deve comprendere che, è importante che assuma tutti i tipi di alimenti e che, anche se poco, deve mangiare tutto, per il suo bene.

Tata Adriana CantisaniQuindi, una volta a settimana litighiamo per fargli mangiare il minestrone di verdure (che altrimenti non mangerebbe), 2/3 volte a settimana insisto per fargli mangiare la pasta che non ama... e ogni volta è una battaglia.

Lui temporeggia, mangia lentissimamente, trova ogni scusa per alzarsi e spesso perdo la pazienza e allora sbaglio. Gli dico che se non mangia lo mando a letto, gli vieto di vedere cartoni o di mangiare caramelle, ma poi una soluzione non c'è mai.

E' quindi ovvio che sto sbagliando nell'affrontare questa questione e ho tanto bisogno di un aiuto per capire come è meglio comportarsi. Lasciare correre? Preparare solo quello che gli piace? Vorrei che le nostre cene fossero attimi piacevoli, ma al momento lo sono solo quando preparo cibi che gli vanno a genio e non lo trovo giusto.

Forse c'è qualche libro che mi può aiutare? o hai tu due parole per incoraggiarmi?...

L'altra questione è invece un po' più profonda. Mio papà si sta purtroppo avvicinando alla fine dei suoi giorni e ho bisogno di essere rassicurata su come far vivere questa cosa a Michelangelo (Matilde è ancora piccola).

Io vivo distante dai miei genitori e quindi non c'è una quotidianità "fisica", ma Michelangelo ha ricordi ben chiari dei giochi che faceva col nonno, delle passeggiate sulla spiaggia di Sabaudia e adesso quando lo andiamo a trovare (spesso fortunatamente!) lo vede cieco, debole, malato, confuso e io non so bene quanto sia bene "proteggerlo" da questa situazione e quanto invece lasciargliela vivere e spiegargliela in maniera naturale.

Fino ad oggi gli ho spiegato serenamente che la morte è una cosa normale, che arriva per tutti quando si è anziani e malati (non posso certo affrontare i casi di morti di bambini piccoli per malattie...), ma lui ci fa mille domande, è preoccupato della sua e della nostra morte e vorrei dargli le risposte giuste.

Vorrei soprattutto essere pronta e sapere come comportarmi quando mio papà se ne andrà, se fargli vivere quei momenti insieme a me, a noi, oppure se "proteggerlo" e tenerlo lontano, Forse anche per questo argomento c'è qualche pubblicazione che può aiutare?

Cara Mamma,

Mi dispiace molto per il tuo papà: non è mai facile per noi, che siamo grandi, ed è difficile pensare di poterlo spiegare ai bambini, anche se a volte bambini riescono a stupirci, affrontando situazioni anche delicate, con il giusto supporto.

Per quanto riguarda il concetto di vita e di morte, i bambini di 5 anni spesso non hanno le idee chiare. La cosa migliore è forse cercare di spiegare come faccia parte della nostra vita.

Affrontalo comunque parlandone con serenità, usando le parole che più si avvicinano al tuo credo, religioso o metafisico e che possa essere comprensibili per lui. Puoi parlare del ciclo naturale della vita (le piante, gli animali domestici).

La cosa importante è sottolineare che l'importate è VIVERE bene, in armonia, in pace e in amore, per lasciare un bel ricordo.

Come ho già un'altra volta raccontato ad un'altra mamma, quando è morta la nostra gatta Bissy, mio figlio Alessandro piangeva e soffriva (cosa più che giusta: meglio elaborare il lutto e mai nascondere ciò che si prova). Mi sono presentata indossando un guanto nella mani. Muovendo la mano davanti ai suoi occhi gli ho chiesto: “cos’è questo?”.

Lui mi ha risposto “la tua mano”. Poi mi sono sfilata il guanto, continuando a muovere le dita. Così gli ho spiegato che il corpo è proprio come il guanto e che, anche quando il corpo non c’è più, l'energia che c'è dentro di noi (il vero "essere") continua ad esistere, come per la mano, che anche senza guanto continua a muoversi.

Io non sono religiosa e parlo di energia, ma si può tranquillamente anche parlare di anima o di quello che senti più giusto per te. Mostrati serena e invece di piangere chi si perde, celebra la sua vita e ricordalo con affetto, ritenendoti fortunata di averlo conosciuto.

Per quanto riguarda il mangiare, come anche vedrai nella risposta alla mamma di prima (come vedi siamo in molte alle prese con la questione “pappa”!) prima verifica con il tuo pediatra se veramente la dieta che segue Michelangelo è del tutto sbagliata o se bastano pochi aggiustamenti!!

Verificate quindi che la crescita, il peso e la salute procedano bene e soprattutto vedete se è il caso di escludere delle intolleranze (a volte i bambini escludono quello che non tollerano). Dopo di che….rilassati e prenditi del tempo per recuperare la tranquillità a tavola, altrimenti il bambino rimarrà sulla difensiva e difficilmente otterrai qualcosa!
 
Usa inizialmente delle strategie dove non si evidenzi il fatto che “deve mangiare questo e quello”: presenta dei piatti di frutta o verdura in modo diverso o simpatico (facendo delle faccine, per esempio, dei bei centrifugati con delle cannucce colorate. Anche voi mangiate le stesse cose: per la cena che valga la regola “quello che passa il convento”, si mangia quello che c’è.

Se non mangia, senza punire, litigare o altro, tiri via il piatto senza troppi commenti.  E’ meglio che il cibo non diventi un arma di ricatto o un modo per avere attenzioni.

Come sempre vale la regola che una mamma più rilassata, che riesce a prendere i suoi piccoli tempi per sé, è più serena anche nell’affrontare le difficoltà quotidiane.

Ricordati anche un’altra cosa importante: se ti metti a patteggiare con lui, allora finisci per metterti al suo livello…meglio evitare o si finisce per fare il suo gioco. Diciamo che ci sono cose che si fanno e altre che non si fanno, non “se fai questo, allora….”: meglio dare una regola stabile e non una contrattazione.

Un abbraccio,

adri

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