Aggressività e competizione estrema danneggiano il cuore
Benessere - Articoli
Scritto da Angela Messina     Mercoledì 18 Agosto 2010 11:29 Stampa
rabbiaSono spesso etichettati come testardi, ma questa volta i sardi hanno prestato il loro carattere ostinato a uno studio americano, finanziato dal National Institutes of Health (NIH), sugli effetti che ha sul cuore una personalità irascibile.

Così si esprime una ricerca del Nation Institute of Aging (NIA, sezione dei National Institutes of Health) diretta dalla dottoressa Angelina Sutin e pubblicata su Hypertension.
aggressività e competitività danneggiano il cuore

La squadra NIA ha esaminato 5614 persone: range d'età 14-94anni, età media 42 anni, femmine nel 58% dei casi, provenienti da 4 paesi della Sardegna.

Prima, i soggetti sono stati sottoposti a questionari psicologici per valutare caratteristiche come onestà, altruismo, modestia, docilità; poi, hanno subito esami ad ultrasuoni per quantificare lo spessore delle carotidi.

Incrociando i dati, gli esperti hanno messo in luce come le personalità più competitive erano legate ad un maggiore spessore della parete carotidea, primo passo per infarto ed ictus.

Gli esami (psicologici, ma sopratutto fisici) sono stati ripetuti dopo 3 anni.

Ancora una volta, è emerso come le persone con più alti livelli di scontrosità e irritabilità, e viceversa con indici più bassi di amabilità e simpatia, continuavano a presentare arterie più spesse.

Nei casi estremi, il cattivo carattere aumentava il rischio del 40%: come spiegano i ricercatori, essere iper-competitivi è come soffrire di sindrome metabolica.

Inoltre, le indagini hanno sottolineato come, di base, le donne erano meno predisposte all'ispessimento delle arterie del collo.

Ma, una volta di più, i cattivi sentimenti cancellavano il vantaggio, dovuto alla presenza degli estrogeni dell'età fertile.

Secondo la dottoressa Sutin, le persone che tendono a essere più competitive, più decise a lottare per proteggere i propri interessi personali, mostrano un rischio cardiovascolare superiore; tali risultati, depurato da altri fattori di rischio, non valgono certo solo per gli italiani, ma per gli abitanti di tutti Paesi del mondo.

Fonte: ASCA
 

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