25 milioni di Italiani sono malati cronici
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Scritto da Fulvia Zanni     Mercoledì 22 Settembre 2010 13:54 Stampa
b_450_0_0_1___images_stories_loghini_ambulanza.jpgDalla "Prima conferenza italiana sull'accesso alle cure nelle malattie croniche" è emerso che 7,6 milioni di italiani soffre di malattie croniche in modo grave e, nel complesso, i colpiti sono circa 25 milioni di cui la maggior parte di sesso femminile.

In testa alla classifica artrosi, artrite e ipertensione arteriosa, ma anche cefalea, osteoporosi, enfisema e infarto: pare che le malattie croniche si manifestino in maniera diversa a seconda del sesso dell'individuo.

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A quanto pare poi, contrariamente a quanto si pensi, la cronicità di una malattia non è legata esclusivamente alla terza età, ma interessa nella maggior parte individui di età compresa tra una fascia che va dai 6 ai 44 anni; è invece prerogativa della terza età la cronicità di malattie gravi o la cosiddetta multi cronicità.

Svantaggiate appaiono le donne che presentano tassi di multi cronicità molto più alti rispetto agli uomini in tutte le fasce di età.

Un discorso, questo, che si intreccia indissolubilmente con quello dell'assistenza, giudicata nella maggior parte dei casi, non ostante il potenziamento dei servizi territoriali e domiciliari, inadeguata e con forti disparità a seconda della zona in cui si vive.

2.600.000 sono le persone in Italia che hanno una condizione di disabilità, senza contare i bambini,  e che vivono in famiglia, la quale cerca di far fronte alle mancanze del sistema sanitario: l'80%  non risulta assistita dai servizi pubblici a domicilio, ma nemmeno da quelli privati.

Parecchie le lacune da colmare a partire dalla distribuzione non omogenea di centri di diagnosi, cura e riabilitazione, liste di attesa e fenomeni di migrazione sanitaria (soprattutto dal sud verso il nord), scarsa attenzione dell'assistenza sanitaria, discontinuità, difficoltà di accesso ai farmaci (o perchè non rimborsabili o perchè a seconda della Regione in cui si è il farmaco è o non è inserito nei Prontuari farmaceutici), scarsa integrazione delle diverse tipologie di professionisti nell'erogazione delle prestazioni, insufficienza delle ore dell'assistenza domiciliare e della riabilitazione.
 
Ci vogliono cambiamenti importanti e una decisiva riorganizzazione ospedaliera.

Fonte: ASCA
 

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