La salute degli italiani è a rischio: soprattutto quella delle donne
Benessere - Articoli
Scritto da Maria Ida Longo     Mercoledì 09 Marzo 2011 17:34 Stampa
Gli italiani a rischio saluteDall'ottava edizione del Rapporto Osservasalute (2010) emerge che gli italiani sono sempre più grassi, pigri e non si curano come dovrebbero della loro salute: basti pensare che alcuni comportamenti come la sedentarietà , l'eccessivo uso dell'alcol e gli eccessi alimentari sono diventati abitudini di vita normali, soprattutto tra i giovani.

Il Rapporto è un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma e coordinato dal Professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia: è frutto di del lavoro di 203 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici e economisti distribuiti su tutto il territorio nazionale, che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali.

Il fumo è un grosso danno per la salute degli italiani
A preoccupare di più sono le donne, che continuano ad assumere stili di vita sempre più vicini a quelli degli uomini, troppo alcool, troppo fumo, sedentarietà e cattiva alimentazione: risultano anche quelle che, al contrario dei maschi, non smettono di fumare, anzi nella popolazione sono proprio loro che consumano più sigarette.

La loro aspettativa di vita negli ultimi 5 anni è aumentata di appena tre mesi, al contrario degli uomini che vedono aumentarla di sette mesi, conquistando il podio sul fattore salute: secondo il professor Ricciardi, la colpa non è solo della poca volontà degli italiani a cambiare i propri stili di vita, ma anche del fatto che in alcuni ambienti, come per esempio al sud, si fa poca prevenzione e molti ospedali stanno chiudendo, tutto questo per colpa della poca disponibilità dei fondi.

Secondo il Professore, in dieci anni di federalismo sanitario, il problema è che le regioni deboli, avendo meno fondi a disposizione rischiano di soccombere, vedendo sempre più un peggioramento della situazione.

Fonte: Asca
 

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