Autismo: due ormoni per socializzare
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Scritto da Martina Paolucci     Mercoledì 11 Maggio 2011 07:00 Stampa
autismo: due ormoni per socializzareUna ricerca condotta dall'Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (In-CNR) di Milano, in collaborazione con le Università di Milano, dell'Insubria e della nipponica Tohoku, pubblicata dalla rivista Biological Psychiatry, ha ottenuto risultati tali da poter affermare che due ormoni, ossitocina e vasopressina, possono alleviare i disturbi comportamentali e cognitivi. Al momento le ricerche sono solo in fase sperimentale e ancora lontane dall'esser pensate per l'essere umano, ma un cauto ottimismo affiora dalle parole dei responsabili.

Quanto emerge dalla ricerca è che questi due ormoni sarebbero in grado di compensare i deficit comportamentali e di memoria sociale e cognitiva degli individui autistici adulti. Se questo dovesse essere confermato in futuro si aprirebbero nuove frontiere nello studio e nella lotta a questa patologia che interessa il cervello e le sue funzioni. L'autismo colpisce prevalentemente soggetti maschili, con un'incidenza di 2-4 volte superiore a quella sulla popolazione femminile. Si manifesta solitamente entro i primi 3 anni di età, e presenta una sintomatologia tipica, con difficoltà evidenti di integrazione sociale e di comunicazione: incapacità di comunicare verbalmente, carenza di interesse a relazioni reciproche con gli altri, difficoltà nel rispetto delle regole comunicative e discorsive, ossessività nel compiere comportamenti limitati e ripetuti, resistenza o addirittura paura del cambiamento e importanza dell'ordine.

autismo: due ormoni per socializzare

La ricerca, al momento, è stata condotta solo su topi geneticamente modificati, privati del recettore dell'ossitocina nel sistema nervoso centrale. L'assenza di questo recettore causerebbe, secondo la coordinatrice dello studio Bice Chini, "alterazioni della memoria sociale e ridotta flessibilità cognitiva, riproducendo quindi il nucleo centrale della sintomatologia autistica, che consiste in deficit delle interazioni sociali, anomalie della comunicazione, rigidità cognitiva e interessi ristretti"; e continua: "gli animali non familiarizzano con altri soggetti della stessa specie e, soprattutto, non sono in grado di distinguere un topolino già incontrato da uno nuovo”. Gli animali sono in grado di apprendere dei compiti correttamente, ma non riescono poi ad abbandonarli per impararne di nuovi, al mutare delle condizioni ambientali. I topi risultavano essere più aggressivi e reagivano in modo anomalo a dosi solitamente inefficaci di agenti farmacologici convulsivanti, con crisi di tipo epilettico, del tutto similli a quelle presentate da soggetti autistici, in quanto particolarmente sensibili ad una sollecitazione cerebrale di base. Una volta ottenute queste dimostrazioni, i ricercatori hanno somministrato ossitocina e vasopressina che, colmando le mancanze delle cavie, hanno riportato alla normalità i valori dell'organismo.

Conclude la ricercatrice spiegando che questi risultati sono importanti perchè, "dimostrando che deficit comportamentali e cognitivi legati ad un'alterazione dell'eccitabilità neuronale in età evolutiva possono essere modulati in età adulta dai due ossitocina e vasopressina, preludono a potenziali nuovi approcci terapeutici basati sull'uso di queste due molecole". Non è ancora la soluzione definitiva, ma di certo è un buon passo di avvicinamento alla sconfitta di questa malattia.
 

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