Se incroci le braccia, soffri di meno
Benessere - Articoli
Scritto da Martina Paolucci     Lunedì 23 Maggio 2011 08:00 Stampa
se incroci le braccia, soffri di menoNiente più antidolorifici, a diminuire il dolore ci pensano le braccia. In che modo? Semplicemente incrociandole al petto, proprio come quando si è arrabbiati o si vuol dimostrare la fermezza della propria posizione. Lo studio, svolto dai ricercatori dell'Università degli Studi Milano-Bicocca e dell'University College di Londra, pubblicato sulla rivista Pain, rivelano come questo semplice gesto può diminuire la percezione del dolore.

La ricerca è stata effettuata su venti volontari ai quali sono stati provocati dolori, con l'intenzione di misurarne l'intensità percepita. I risultati dicono che con le braccia incorciate gli stimoli dolorosi percepiti sono meno intensi, probabilmente a causa di una difficoltà del cervello a localizzare la provenienza del dolore.

se incroci le braccia, soffri di meno
I venti volontari partecipanti all'esperimento sono stati sottoposti a stimolazioni laser con lo scopo di procurare un dolore simile a quello di una puntura. Durante la stimolazione veniva misurata l'intensità del dolore percepito, attraverso la misurazione dell'attività elettrica celebrale e tramite le risposte degli stessi volontari in merito alle loro percezioni, utilizzando una scala da zero a cento. Tutti i volontari hanno confermato che con le braccia incrociate hanno percepito un dolore meno forte rispetto ai tentativi fatti mantenendo  le braccia distese parallelamente al corpo. Le percezioni sono state confermate dalla registrazione delle attività elettriche cerebrali misurate con appositi strumenti.

La spiegazione addotta al fenomeno è che il cervello, quando si tengono le braccia incrociate, sia in difficoltà nel localizzare lo stimolo doloroso, percependolo quindi come meno intenso: la difficoltà starebbe nel conflitto tra due diversi sistemi di riferimento spaziali del cervello. Ulteriori conferme di questi dati potrebbero rivelarsi molto utili nella cura dei pazienti che soffrono di dolore cronico. Con l'obiettivo di raggiungere questo scopo, i ricercatori sono già all'opera per ottenere maggiori riscontri della scoperta.
 

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