Punto G: leggenda o verità?
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Scritto da Alessandra Rebecchi     Martedì 05 Gennaio 2010 13:27 Stampa
b_450_0_0_1___images_stories_loghini_coppia_logo.gifNel febbraio del 2008 il professor Emmanuele Jannini lo ha certificato, fotografandolo con un'ecografia transvaginale: il punto G esiste, si colloca sulla mucosa della parte anteriore della vagina a circa tre centimetri dal suo ingresso e a ridosso della parte posteriore dell'uretra.

Nonostante le prove fornite, tutt'oggi c'è ancora qualcuno che obietta tale scoperta: il team del King's College di Londra sosterrebbe che il punto G è solo frutto della fervida immaginazione del cervello femminile, sostenuta dai terapisti sessuali.

Tim Spector, coautore dello studio ha intervistato milleottocento gemelle, rilevando differenze tra monozigote ed eterozigote per quanto concerne il fantomatico punto erogeno: basandosi sulla teoria dell'uguaglianza dei gemelli infatti ha verificato se in entrambe fosse presente, riscontrando che il patrimonio genetico non influiva sulla presenza comune del punto G.

Questo basterebbe allo Spector per negarne l'esistenza, nonostante gli avvertimenti del prof. Jannini, docente di sessuologia all'Università dell'Aquila, che contesta il criterio di selezione del londinese.

Secondo Jannini infatti lo studio non può portare a risultati soddisfacenti in quanto le gemelle, pur avendo lo stesso corredo genetico, hanno avuto vissuti ed esperienze sessuali diverse: solo se avessero anche condiviso i partner allora si potevano prendere ad effettivo termine di paragone.

In definitiva, il punto G non è solo una parte anatomica, ma anche funzionale: se durante la loro vita sessuale le donne non hanno avuto partner capaci di stimolarlo non è detto che non ne siano dotate.
 
Questo particolare trascurato per cui confermerebbe che la ricerca di Tim Spector, pubblicata sul "Journal of Sexual Medicine" è sostanzialmente errata.

Approfondimenti: Sito quotidiano Il Tempo, Sito della European Society for Sexual Medicine
 

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