Da Zurigo nuove speranze per chi deve tornare a camminare
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Scritto da Carmela Pelaia     Lunedì 04 Giugno 2012 09:00 Stampa
gambeTopi con lesioni al midollo spinale e grave paralisi sono tornati a camminare e a correre. Ci sono riusciti grazie ai ricercatori del Policlinico federale di Losanna (Epfl), che hanno risvegliato il 'cervello spinale', come loro stessi l'hanno battezzato, delle cavie: l'intelligenza e la capacità rigenerativa innate delle sezioni spezzate del midollo.

Lo studio, cominciato 5 anni fa all'università di Zurigo e pubblicato su Science, porta a un profondo cambiamento della comprensione del sistema nervoso centrale. Non è ancora chiaro se simili tecniche di riabilitazione possano funzionare anche sull'uomo, ma la crescita dei nervi osservata dai ricercatori suggerisce nuovi metodi per trattare la paralisi.

da zurigo nuove speranze per chi deve tornare a camminare
Il dottor Gregoire Courtine, coordinatore della ricerca, spiega che "l'obiettivo della ricerca era ripristinare il movimento volontario dopo una seria lesione a carico del midollo spinale. Nello studio si è raggiunto non solo il movimento volontario ma un controllo adattivo del movimento dopo un danno al midollo spinale che in genere causa una paralisi permanente delle zampe posteriori".

La sperimentazione nasce da un'intuizione del 2009 del gruppo di Courtine. In una pubblicazione su Nature Neuroscience, i ricercatori elvetici avevano dimostrato che grazie a un mix di farmaci e stimolazioni elettriche, il midollo spinale dei ratti colpiti da paralisi riusciva a rispondere a uno stimolo esterno, in quel caso un tapis roulant che scivolava sotto le zampe dei topolini. Ciò aveva suggerito ai ricercatori la possibilità che il midollo spinale possedesse una qualche forma di intelligenza autonoma rispetto al cervello. Il movimento registrato dai ricercatori in quell'occasione era tuttavia di tipo involontario, mancando la connessione con il cervello. In quest'ultima ricerca, gli scienziati hanno cercato di superare l'ostacolo. Lo hanno fatto introducendo l'allenamento alle precedenti fasi dell'esperimento.

Il principio su cui hanno operato gli scienziati è quello della plasticità cerebrale in grado di mettere in campo nuove connessioni per recuperare quelle perdute a causa della lesione. Janine Heutschi ha commentato che è stato registrato un aumento di quattro volte del numero di fibre nervose tra il cervello e il midollo spinale, "una ricrescita che prova lo straordinario potenziale della neuroplasticità anche dopo un serio danno al sistema nervoso centrale".
 

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