In Italia la legge sul dolore è poco conosciuta
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Scritto da Angela Messina     Mercoledì 04 Luglio 2012 10:54 Stampa
doloreIn Italia la Terapia del dolore è poco conosciuta, infatti per combattere le malattie croniche si fa un largo uso di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), utilissimi per combattere il dolore continuo ma certamente non privi di effetti collaterali pesanti, soprattutto per lo stomaco .

I farmaci oppiacei si prescrivono poco o nulla, così come poco o nulla è applicata la Terapia del Dolore che in tutta Europa è invece molto in uso. Esiste una legge ( la 38/2010 ) che regola la gestione delle terapie adeguate per ridurre la sofferenza cronica nei pazienti con la minor spesa possibile. Una legge però che almeno un medico su tre non conosce oppure non segue, con la conseguenza che questo servizio così importante rimane ignorato.

In Italia la legge sul dolore è pocco conosciuta
In Italia nel corso del 2011 sono stati spesi 181 milioni di euro per i FANS e per gli oppioidi 65 milioni di euro. In più, alla spesa per i FANS va aggiunta quella per i gastroprotettori che spesso si devono associare per limitare gli effetti collaterali. E se in regioni come Friuli, Toscana, Lombardia e Piemonte gli oppioidi vengono somministrati in un maggior numero di casi, in Campania si è ancora molto indietro.

A Firenze durante IMPACT 2012, un summit multidisciplinare dedicato alla terapia del dolore, si è mostrato come dopo due anni, la legge 38/2010 sia tuttora ignorata da un medico su tre. Questa legge dovrebbe essere un mezzo per aiutare ad applicare al meglio le terapie, garantendo un'efficace gestione del dolore cronico ovunque in Italia, ma stenta a essere applicata.

Secondo gli esperti e le associazioni che hanno partecipato a IMPACT è fondamentale per la cura del dolore cronico puntare a un continuo aggiornamento e a una maggiore umanizzazione del rapporto medico-paziente: dialogo e ascolto consentono di comprendere le esigenze del malato e di ottenere una vera cura globale della persona. Il medico deve essere in grado di stabilire una comunicazione empatica con il proprio assistito. Questo vale ancor più nel caso del dolore, che rappresenta un vissuto negativo, una malattia nella malattia: solo attraverso un vero dialogo e l’apertura all’ascolto è possibile comprendere e porre al centro le esigenze del paziente.

Uno degli strumenti per poter raggiungere quest’obiettivo non può che essere la formazione dei medici. Primo fra tutti, il medico di famiglia, che rappresenta sul territorio il principale riferimento del malato di dolore. La situazione non migliora per quanto riguarda i medici specialisti. A rivelarlo è una ricerca condotta dall’Associazione pazienti Vivere senza dolore su clinici afferenti a 20 diverse discipline, tra cui medicina interna, ortopedia, oncologia, geriatria e reumatologi. Su un campione di mille specialisti, uno su 3 non sa che non è più necessario il ricettario speciale per prescrivere gli oppioidi, mentre solo 1 su 5 è a conoscenza del fatto che questi farmaci si possono impiegare anche per la cura del dolore severo di origine non oncologica.

La Legge 38 ha gettato le basi per un’importante svolta nella valutazione e trattamento del dolore cronico, ma è necessario che tutti gli operatori del settore si prodighino affinché questa normativa venga realmente applicata, a iniziare dalle strutture ospedaliere. Solo con lo sforzo congiunto di tutti si potrà garantire ai milioni di malati di dolore cronico una vita più serena.
 

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