Avere un figlio dopo i 30 anni riduce i rischi all’endometrio
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Scritto da leoncina     Venerdì 27 Luglio 2012 13:15 Stampa
endometriosiAvere un figlio in tarda età può comportare dei rischi, tuttavia secondo uno studio vi sarebbe anche un vantaggio, quello di ridurre il rischio sviluppare il cancro del corpo uterino, cioè il tumore all'endometrio. Oggi l'età media in cui si partorisce il primo figlio si è alzata notevolmente e, come risaputo, restare incinta in tarda età può presentare tutta una serie di rischi e complicanze , sia per la mamma che per il bambino.

Secondo dunque i ricercatori statunitensi della Keck School of Medicine presso l'University of Southern California (USC), le donne che partoriscono tra i 30 e i 40 anni e, potendo, anche oltre, vedono ridursi dal 17% al 44% il rischio di cancro dell'endometrio, rispetto alle donne che hanno l'ultimo figlio in età inferiore ai 25 anni. La riduzione del rischio pare età-dipendente, ossia più si partorisce l'ultimo figlio in tarda età, più diminuisce il rischio.

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Supportati dal US National Cancer Institute, la dottoressa Veronica "Wendy" Setiawan e colleghi della USC hanno condotto uno studio revisionale che ha analizzato i dati raccolti da 4 studi di coorte e 13 studi clinici randomizzati e controllati provenienti dall'Epidemiology of Endometrial Cancer Consortium. Gli studi coinvolgevano oltre 25mila persone, di cui sono stati analizzati 8.671 casi di tumore dell'endometrio e 16.562 soggetti di controllo. I risultati completi dello studio sono poi stati pubblicati sulla versione online dell'American Journal of Epidemiology.

Si è scoperto che il rischio più basso di cancro endometriale e perdurato anche per le madri più anziane tra le diverse età-gruppi-diagnosi, comprese quelle sotto i 50, 50-59, 60-69 e oltre i 70 anni, il che dimostra che la protezione persiste per molti anni, sottolinea Setiawan. La protezione, inoltre, non varia a prescindere dai due tipi di malattia: il più comune tipo 1, che è legato all'esposizione agli estrogeni; e anche il più raro, ma più aggressivo e mortale, di tipo 2, che si ritiene si sviluppi in modo indipendente dagli ormoni.
 

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