L'uso prolungato di antinfiammatori non-steroidei aumenta il rischio d'infarto
Benessere - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Giovedì 30 Maggio 2013 13:07 Stampa
Cuore UmanoL'uso prolungato di certi antidolorifici, gli antinfiammatori non-steroidei (FANS) viene ora associato ad un aumento di un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Alcuni principi attivi legati al rischio di infarto sono il diclofenac e l'ibuprofene. Il naprossene non aumenta tale rischio perchè ha effetti protettivi che contrastano la potenziale cardiotossicità.
 
Questi sono i risultati di una importante meta-analisi realizzata da ricercatori del MRC Clinical Trial Service Unit & Epidemiological Studies Unit (CTSU) presso la University of Oxford, diretti da Colin Baigent, in collaborazione con Carlo Patrono, Ordinario di farmacologia all'Università Cattolica di Roma e finanziata dal Medical Research Council e dalla British Heart Foundation.
 
Infarto

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "The Lancet" e suggeriscono come la scelta di una terapia di lunga durata con FANS debba essere ragionato, scegliendo l'antidolorifico giusto. In modo particolare se il paziente è già a rischio cardiovascolare, e informandolo adeguatamente sui potenziali rischi legati a questi farmaci.
 
In passato si era evidenziato un rischio di infarto maggiore per soggetti che assumevano alcuni FANS di nuova generazione. I ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300.000 persone e hanno analizzato i dati dei singoli pazienti.
 
Questo per predire l'entità degli effetti avversi dei diversi FANS in particolari tipi di pazienti, in cura con alte dosi e per un tempo prolungato. Per loro è emerso che esiste un rischio più alto di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia gastrointestinale.
 
Si è potuto calcolare che per ogni 1000 soggetti trattati in questo modo si verifichino tre infarti in più (che non si verificherebbero se i soggetti non fossero in cura con FANS) di cui uno con esito fatale.
 
Baigent sottolinea inoltre che questi rischi riguardano le persone con artrosi o artrite che hanno bisogno di alte dosi di FANS e di una terapia prolungata. Un breve trattamento con dosi basse degli stessi farmaci è relativamente sicuro. 
 
Patrono, insieme a Baigent ha promosso la costituzione della Coxib and traditional NSAID Trialists's (CNT) Collaboration che firma collettivamente l'articolo del Lancet, riassume gli aspetti significativi di questo lavoro. L'indagine ha richiesto ben 7 anni di studi e i risultati consentono al medico di calcolare la dimensione del rischio cardiovascolare e gastrointestinale associato all'uso di singoli FANS nel singolo paziente. 
 
Favoriscono inoltre una terapia personalizzata che tiene conto dei benefici attesi dal trattamento farmacologico, dei potenziali rischi, e dei valori e preferenze del paziente adeguatamente informato.
 
Lo studio è  importante perchè dimostrache può esistere un nuovo paradigma di valutazione della sicurezza di nuovi e vecchi farmaci, basato sulla collaborazione internazionale di singoli ricercatori, industrie farmaceutiche e gruppi cooperativi indipendenti che mettono in comune i dati individuali degli studi clinici effettuati in tutto il mondo.
 
 

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