Procreazione assistita: la Corte europea boccia la legge 40
Concepimento - Articoli
Scritto da Angela Messina     Martedì 28 Agosto 2012 14:00 Stampa
corte europeaLa Corte europea dei diritti umani ha bocciato la legge 40, la legge italiana che riguarda la procreazione assistita, nella parte che riguarda l'impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni.

Secondo i giudici della Corte di Strasburgo il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente in quanto, allo stesso tempo, un'altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. La decisione riguarda il ricorso presentato nell'ottobre 2010 da Rosetta Costa e Walter Pavan che nel 2006, in seguito alla nascita del loro primo figlio affetto da fibrosi cistica, scoprirono di essere entrambi portatori sani della malattia.

legge 40
La coppia voleva avere altri figli ma si trovò a fare i conti con il 25% di probabilità che nascessero affetti da fibrosi cistica e il 50% che ne fossero portatori sani. Per questo Rosetta Costa e Walter Pavan hanno deciso di ricorrere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, pratica però vietata dalla legge italiana. Nel ricorso la coppia sostiene che la normativa nazionale viola il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare e che così com'è formulata la legge li discrimina rispetto alle coppie sterili e a quelle in cui l'uomo ha una malattia sessualmente trasmissibile.

Nel novembre del 2011 la Camera principale della Corte di Strasburgo ha stabilito, ribaltando un sentenza emessa 19 mesi prima da una delle camere della stessa Corte, che impedire per legge alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa non è più una violazione della Convenzione europea dei diritti.

I sette magistrati della Corte europea hanno condannato lo Stato italiano a pagare 15mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali per la violazione del diritto al rispetto per la vita privata e familiare della coppia italiana

Non è la prima volta che la Corte europea si pronuncia sulla legge 40. Nel 2010 1, fu stabilito che la fecondazione eterologa non poteva essere impedita, perché sarebbe stato violato l'articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Articolo in contrasto con le disposizioni contenute nell'articolo 4 della legge 40 che sancisce, in Italia, il divieto di diventare genitori con l'ausilio del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice.

I  tentativi di modifica della legge 40 sono numerosi, infatti nel 2005 fu sottoposta a referendum, ma vinse l'astensionismo e non fu raggiunto il quorum. La disciplina produsse i suoi effetti e restò intatta fin quando, nel 2008, il ministro della Salute del governo Prodi, Livia Turco, ne riscrive le linee guida. Due le novità introdotte: il sì alla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull'embrione da impiantare in utero (prima vietata, eccetto la diagnosi preimpianto di solo tipo osservazionale) e la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le coppie in cui l'uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, in particolare virus Hiv ed epatiti B e C, riconoscendo che tali condizioni sono assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla fecondazione assistita.
 

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