Gravidanza e varicella, perchè è una situazione che potrebbe capitare
Scritto da Maria Rea     Martedì 23 Maggio 2017 17:40 Stampa
pamnciona maniUna delle malattie infettive più comuni è la varicella, che spesso viene contratta da piccoli quando si è a contatto con alti coetanei, o comunque in età scolare. Ovviamente, sappiamo che chi non ha avuto questa malattia, potrebbe sempre correre il rischio di prenderla in età adulta con tutti gli interessi e forse la situazione potrebbe complicarsi.

Uno scenario simile potrebbe essere rappresentato dalla gravidanza. Che succede infatti quando a contrarre la varicella è una donna incinta?


Prima di tutto, è importante sottolineare che il contagio materno non implica che la varicella verrà contratta anche dal bambino: tale eventualità si verifica infatti sono nel 16% dei casi e le conseguenze per il bambino variano a seconda dell’epoca gestazionale in cui il contagio si verifica.
 
Come per molte malattie contratte in gravidanza, il virus causa maggiori problemi se viene a contatto con il bambino durante il primo trimestre. Nei casi più gravi si può verificare un aborto spontaneo, mentre nel 7% dei casi il bambino manifesta i sintomi della cosiddetta sindrome da varicella congenita e cioè cicatrici, atrofia muscolare, encefaliti che possono causare un ritardo mentale e ipoplasia delle dita (cioè dita più piccole e corte rispetto alla norma). L’incidenza di tutti questi eventi avversi diminuisce sensibilmente nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza, mentre bisognerà fare nuovamente attenzione nel caso la futura mamma contragga la varicella a ridosso del parto.

Infatti se il contagio si verifica 18-20 giorni prima del parto, la mamma non avrà fatto in tempo a trasmettere al bambino i suoi anticorpi e quindi con la nascita il bambino, che non è ancora riuscito a svilupparne di propri, si trova a contatto con la madre quando questa è particolarmente contagiosa. Cosa può succedere, quindi?

In questo caso bisogna consultare tempestivamente il proprio ginecologo e cercare di anticipare o ritardare il parto. Se il parto avviene durante l’incubazione della malattia, il bambino nascerà sano, ma potrà ammalarsi dopo: in questo caso gli saranno somministrati antivirali o immunoglobuline per accrescere la sua risposta immunitaria. Infine, se il contagio avviene entro le 3 settimane che precedono il parto, nessuna paura: il pericolo che il bambino si infetti è basso, inoltre potrebbe guarire prima della nascita.
Ultimo aggiornamento ( Martedì 23 Maggio 2017 17:52 )
 

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