Mangiare meno pane e pasta aumenta il rischio di carenza di acido folico
Gravidanza - Articoli
Scritto da Daniela Tombolelli     Mercoledì 19 Gennaio 2011 13:05 Stampa
mangiare meno pane e pasta aumenta il rischio di minor assunzione di acido folico La dieta mediterranea è scientificamente riconosciuta come il regime alimentare più adatto per apportare all'organismo il giusto quantitativo di acido folico. La vitamina B9 è presente in natura in numerosi alimenti di origine vegetale ed animale: verdure a foglia larga, agrumi, noci, broccoli, carne e fegato. Questa importantissima vitamina del gruppo B è anche contenuta in grande quantità nella pasta e nel pane alimenti alla base della nostra alimentazione.

L'importanza che riveste l'acido folico in gravidanza è ormai nota: se assunto nel giusto quantitativo nei mesi precedenti il concepimento e nel primo trimestre di gestazione, sappiamo che può ridurre considerevolmente l'insorgere di alcune malattie legate allo sviluppo del tubo neurale quale, ad esempio, la spina bifida. Oltre ad un ruolo di prevenzione di malattie nel feto, l'acido folico svolge una funzione di protezione cardiovascolare nei soggetti di tutte le età.

giusto apporto di acido folico grazie alla pasta e al pane
La nostra alimentazione mediterranea dovrebbe apportare quindi una giusta quantità di acido folico se non fosse che negli ultimi anni il consumo di pane e pasta si sta contraendo sempre di più. Questi alimenti infatti vengono banditi dalle diete ipocaloriche e dalle tavole delle giovani donne che vogliono mantenersi in forma. Proprio questa categoria però avrebbe necessità di assumere vitamina B9 nel giusto quantitativo perchè in età fertile.

Proprio di questo problema si è discusso a Roma il 14 gennaio scorso nel meeting "Folic Acid: status of the art" presso il Campus Bio-medico. In America, per risolvere questo problema, da anni vengono usate per legge delle farine "fortificate" che contengono cioè vitamina B9. Questo provvedimento va a supplire a mancanze nell'alimentazione del popolo americano: pasta e vegetali quasi assenti dalla dieta anglosassone mentre troneggiano grassi animali e proteine.

Mettendo la preziosa vitamina nelle farine industriali, negli States, si sono assicurati un giusto apporto di acido folico giornaliero. Il problema, di cui si è discusso nel meeting di Roma, è che in Italia si rischia di dare cibo vitaminizzato anche a chi non ne ha bisogno facendo correre dei rischi inutili ad una parte di popolazione. Esistono infatti delle complicazioni dovute all'assunzione di quantitativi elevati di acido folico: malattie neurologiche e stati di irritabilità.

La soluzione migliore sarebbe quella di far assumere integratori a chi ne ha bisogno. Ma in questo caso il problema maggiore sarebbe, secondo gli scienziati, la "compliance".

Fonte: ADNKronos.com
 

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