Milano: boom di aborti nei campi nomadi
Gravidanza - Articoli
Scritto da Martina Paolucci     Venerdì 20 Gennaio 2012 09:40 Stampa
Boom di aborti nei campi rom di MilanoSe in Italia è in calo il numero di aborti, in controtendenza troviamo il dato relativo alle interruzioni di gravidanza delle donne rom: spose da bambine, a 13 anni infilano l'anello al dito e iniziano subito a concepire figli, rischiando un più alto numero di aborti durante il corso della loro vita.

Secondo i medici di strada volontari del Naga di Milano, che hanno preso in considerazione la questione al'interno di una più ampia analisi sulle condizioni di vita e di salute dei campi nomadi del capoluogo lombardo, il numero medio di aborti delle donne appartenenti a queste popolazioni è pari a 3,8.

Boom di aborti nei campi rom di Milano
Secondo i dati raccolti dal Naga, il 32% delle 453 donne di età superiore ai 14 anni visitate ha avuto almeno un aborto, anche perchè solo nel 7% dei casi vengono utilizzati contraccettivi. L'analisi è iniziata nel 2009, e con il 2010 i medici hanno visitato 1142 persone, tutte originarie della Romania. Queste costituiscono circa la metà della popolazione rom di Milano.

I medici hanno riscontrato infezioni e problemi alle vie respiratorie almeno in un quinto della popolazione visitata, patologie e disturbi dovuti alle basse temperature e alle condizioni di vita non agevoli soprattutto nei bambini e nei ragazzi di età inferiore ai 14 anni. Di fatto, spiegano i medici, la salute dipende oltre che dalle condizioni di vita anche dal grado di scolarità, dal tasso di occupazione e dalla possibilità di accesso alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, aspetti spesso del tutto trascurati dagli appartenenti a questi gruppi.

Gli stessi campi nomadi, hanno spiegato i medici, sono la prima fonte di problemi: spesso non hanno servizi igienici, non c'è regolare rimozione della spazzatura e il sovraffollamento dei campi non permette di tenere sotto controllo le condizioni dello spazio abitativo.

Dallo studio sono altri gli aspetti allarmanti che emergono: in media i rom sono bambini quando accendono la prima sigaretta (12 anni), e il 20% dei ragazzi al di sotto dei 14 anni dichiara di non aver mai frequentato la scuola.

Le politiche di sgombero e allontanamento, hanno concluso i volontari, si sono rivelate più deleterie che realmente utili; hanno creato situazioni di maggior disagio, peggiorato le condizioni di vita, aumentando quindi l'incidenza di comportamenti sbagliati e i rischi per la salute.
 

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