Le negano la pillola del giorno dopo e resta incinta: chiesto risarcimento di 500 mila euro
Gravidanza - Articoli
Scritto da Alessandra Rebecchi     Giovedì 14 Gennaio 2010 11:28 Stampa
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Una donna di Teramo di 37 anni ha trascinato in tribunale l'Asl locale con l'accusa di non averle somministrato in tempo la pillola del giorno dopo e per aver, di conseguenza, affrontato una gravidanza e una maternità non volute.

Il risarcimento chiesto è di cinquecentomila euro e sono già state affrontate due udienze, l'ultima delle quali, in programma al 12 gennaio, è stata fatta slittare a maggio.

La storia comincia tre anni fa, quando alla donna e al suo compagno dell'epoca si rompe il preservativo durante un rapporto: la giovane per prevenire una eventuale gravidanza inizia a girovagare tra le varie strutture sanitarie e ambulatori medici, ma tutti le continuano a negare la pillola del giorno dopo. Purtroppo quando riesce ad assumerla risulta troppo tardi perché faccia effetto.

Il suo pellegrinaggio parte dalla guardia medica di Tortoreto, che risponde con il primo rifiuto: il giorno dopo la donna si reca al pronto soccorso dell'Ospedale di Giiulianova e da lì i medici la indirizzano al reparto di ginecologia. Giunta in reparto la sua richiesta viene scartata con un no categorico e la stessa risposta le arriva anche dalla guardia medica di Giulianova, dalla quale era andata su consiglio dei ginecologi dell'ospedale.

Solo dopo qualche giorno riesce a ottenere la ricetta dal suo ginecologo, ma ormai è trascorso troppo tempo dal rapporto sessuale all'assunzione della pillola, che perciò perde ogni effetto: dopo un mese di ansia e un test positivo la donna apprende infatti di essere in stato interessante, e dopo i canonici nove mesi partorisce un maschietto.

La donna purtroppo non può neppure contare sull'appoggio del suo compagno, in quanto questo decide di non riconoscere il bimbo, per cui si trova da sola ad affrontare la gravidanza, subendo un danno morale, biologico, esistenziale e patrimoniale.

Il ritardo con il quale l'Asl le ha prestato assistenza è stato la causa di tutto, per cui l'involontaria mamma decide di farsi giustizia e chiedere un risarcimento: prima di arrivare alle vie legali ha anche tentato le vie bonarie, ma senza successo in quanto la sia rishiesta non ha mai ottenuto risposta.

Ora l'Azienda Sanitaria Locale di Teramo questa risposta la dovrà dare al giudice.

Approfondimenti: Sito Libero News
 

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