In Italia madri sempre più anziane, meno aborti e cesarei
Gravidanza - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Martedì 08 Ottobre 2013 16:19 Stampa
Gravidanza copyL'allarme arriva dal Congresso nazionale dei ginecologi italiani SIGO-AGOI-AGUI intitolato "L'Universo Femminile: un Infinito da Esplorare" che riunisce fino al 9 di questo mese oltre 2.000 specialisti: in Italia i figli si fanno sempre più tardi e l'età media delle primipare e salita dai 31,8 del 2004 al 32,6 di questo anno.
 
Diminuisce del 4,9% il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza, ma nel 2011 ci sono state oltre 9.000 "baby mamme" con meno di 19 anni (erano 10.000 nel 2010). Si riduce lievemente il ricorso al parto cesareo che passa dal 38% all'attuale 37,5%. Però ancora 38 mila bambini su 540 mila nascono in strutture che eseguono meno di 500 parti l'anno. 
 
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I ginecologi sono assillati dal contenzioso medico-legale che aumenta il ricorso alla medicina difensiva e la conseguenza sono troppi esami prescritti spesso superflui che incrementano di 12 miliardi le spese a carico dell'interno servizio sanitario nazionale. 
 
Questo porta invece a 33.700 denunce contro i camici bianchi che, nel 98,8% dei casi, finiscono in una bolla di sapone. Il ginecologo è una specie in via d'estinzione e nei prossimi 10 anni si rischia di avere le corsie sguarnite.
 
Massimo Moscarini, presidente dell'Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), dichiara che secondo le loro previsioni, nel prossimo decennio mancheranno all'appello oltre 500 specialisti, per cui diviene urgente ed impellente che il Ministero dell'Istruzione già dal prossimo anno accademico aumenti il numero dei nuovi specializzandi, che nel 2013 è stato di solo 211 nuovi studenti.
 
La riforma fatta nel 2010 dei punti nascita, secondo Nicola Surico, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), è rimata sulla carta ed ancora oggi troppi bimbi nascono in reparti materno-infantili non adeguati.
 
A tre anni dall'emanazione di quelle norme, una minima parte di queste strutture sanitarie è stata effettivamente chiusa. VitoTrojano, presidente dell'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), afferma che il 10% delle denunce contro i camici bianchi è a carico di noi ginecologi e che nella stragrande maggioranza delle volte i casi di presunta malasanità si risolvono con un'archiviazione, concludendo poi che il 62,7% delle strutture sanitarie sono prive di assicurazione per colpa grave.
 
Il congresso ha lanciato alcune proposte: che si torni ad investire nella formazione dei nuovi ginecologi e si riporti il numero degli specializzandi a valori adeguati, che si proceda realmente alla loro riorganizzazione.
 
Che si arrivi finalmente ad una riforma del contenzioso medico legale. L'Italia infatti secondo i ginecologi è l'unico Paese dove gli errori clinici sono perseguibili penalmente.
 
 

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