Paracetamolo in gravidanza può provocare iperattività nel nascituro
Gravidanza - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Giovedì 27 Febbraio 2014 10:10 Stampa
pilloleLe donne in gravidanza dovrebbero limitare l’assunzione di antidolorifici che contengono paracetamolo: uno studio condotto dagli esperti della University of California e da Jorn Olsen dell’Università di Aarhus in Danimarca lo ha dimostrato, il paracetamolo assunto da una donna incinta potrebbe provocare nei bambini la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd).
 
L’analisi è stata condotta su un campione di 64.000 donne danesi tra il 1996 e il 2002 ed è emerso che le donne che avevano assunto il paracetamolo durante la gravidanza avevano un rischio del 37% più alto di avere un figlio affetto da deficit di attenzione e iperattività.

Mamma Bambino
Gli esperti dichiarano di non aver provato una relazione di causa-effetto tra il farmaco e l’ADHD, ma raccomandano di fare attenzione a tutto qello che viene assunto in gravidanza perchè va attentamente considerato e consigliano di prestare molta attenzione all’utilizzo del paracetamolo.
 
Lo studio e i relativi risultati sono stati pubblicati sul "Journal of American Medical Association (JAMA) Pediatrics".
 
La ricerca è stata condotta da Zeyan Liew, della University of California, Los Angeles, e da Jorn Olsen dell’Università di Aarhus in Danimarca.
 
Gli studiosi dell’università di Aarhus, in collaborazione con l’epidemiologo Beate Ritz dell’università della California, hanno somministrato questionari ai genitori, analizzato l’albo delle diagnosi dell’Adhd e il numero di ricette scritte per il disordine dell’attenzione. 
 
Il 56% delle future mamme avevano usato paracetamolo in gravidanza. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd) è un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in alcuni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini.
 
Si tratta di un disturbo eterogeneo e complesso, multifattoriale che nel 70-80% dei casi coesiste con uno o più altri disturbi, aggravandone la sintomatologia e rendendo complessa sia la diagnosi sia la terapia. 
 
Quelli più frequentemente associati sono il disturbo oppositivo-provocatorio e i disturbi della condotta, i disturbi specifici dell'apprendimento (dislessia, disgrafia, ecc.), i disturbi d'ansia e, con minore frequenza, la depressione, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo da tic, il disturbo bipolare.

Fonte: Journal of American Medical Association (JAMA) Pediatrics

 

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