Conoscere il bacino per prepararsi al parto
Gravidanza - Corso preparto in pillole
Scritto da Claudia Adamo     Mercoledì 03 Febbraio 2010 09:28 Stampa
b_450_0_0_1___images_stories_loghini_corsimad.gifSe l'utero è la "culla del bambino" nella gravidanza, morbido e capace di crescere con lui moltiplicando molte volte le proprie dimensioni, il bacino di contro può sgomentare perché è difficile immaginare come possa fare passare il feto. Specie nelle donne magre, infatti, le dimensioni che si scorgono dall'esterno e la percezione tattile delle ossa possono ingannare, fare temere un'eccessiva strettezza.

Il bacino femminile, in effetti, coinuga in sè diverse esigenze: quella delle postura eretta, che ne determina la forma stretta, e quella riproduttiva, per cui, diversamente dal bacino maschile, ospita al suo interno diametri cavi sufficientemente larghi per permettere l'attarversamento da parte del bambino. La forma del bacino femminile è risultato di millenni di evoluzione e di un prodigioso adattamento.

In primo luogo, esso non è rigido. Le ossa sono congiunte da cartilagini che durante la gravidanza tendono ad ammorbidirsi particolarmente, conferendogli adattabilità e flessibilità. La testa del bimbo, le cui fontanelle possono scorrere l'una sull'altra, è anch'essa flessibile ed adattabile.

Dal punto di vista del bambino, il bacino della mamma si configura come una sorta di imbuto: per guadagnare l'uscita saranno ben tre i passaggi insidiosi che dovrà attraversare, significativamente chiamati "stretti". Lo stretto superiore è l'ingresso pelvico, con cui il bambino comincia a misurarsi ancora in gravidanza: quando diciamo che la testa "si impegna", intendiamo dire che si incunea in questo primo anello osseo. Una particolare posizione lo aiuta a penetrarvi più facilmente: grazie allo scarso tono dei muscoli del collo, la testa risulta profondamente ripiegata sul petto. Questo atteggiamento, suggerito al bambino dall'istinto, viene detto "riduzione", poichè determina una riduzione del diametro della parte presentata proprio al fine di passare più agevolmente. Sempre l'istinto guida il bambino ad affrontare lo stretto sfruttandone il diametro più ampio.

Non è difficile apprezzare i diametri del nostro bacino e rendersi quindi conto che essi possono permettere la fuoriuscita del bambino. L'osso pubico è tastabile anteriormente, proprio sopra il pube, mentre l'osso sacro ed il coccige (ciò che resta della nostra coda) si può toccare posteriormente. Tastandovi con entrambe le mani, descriverete il diametro antero-posteriore (da davanti a dietro) del canale del parto.  Se vi sedete sulle vostre mani, percepirete lgli ischi che sono le ossa appuntite su cui state sedute:  la distanza tra esse rappresenta il diametro laterale del canale del parto.

Perchè è così importante saperlo? Per due motivi, direi: per percepire quanto il nostro corpo sia adatto alla funzione tanto di contenere quanto di partorire il bambino, consapevoli che i casi di sproporzione tra la testa del bambino e le nostre dimensioni pelviche sono rarissimi.

E in secondo luogo per rendersi conto che possiamo fattivamente aiutare nostro figlio nella tortuosa strada che lo attende per venire alla luce. Difatti basta cambiare posizione per percepire quanto questi diametri, che percepiamo con le nostre mani e tra le nostre mani, possano cambiare. In posizione accovacciata, favorita dalla trazione delle cosce e tenendo il tronco in avanti, i diametri si allargano. In posizione seduta o straiata, i diametri si bloccano e non permettono tutta la dilatazione che sarebbe possibile. 

Allenarsi in gravidanza a fare i movimenti e mantenere le posizioni che possono risultare utili durante il parto è un'ottima idea. Già dal secondo trimestre, sarebbe bene abituarsi a passare qualche minuto accovacciate, tutti i giorni, per abituare le gambe ed il bacino stesso a questa postura. Vedrete che seppur faticosa all'inizio, risulterà via via più confortevole e vi permetterà un vero contatto con il vostro corpo. Inoltre, ogni volta che potete, preferite sedervi per terra, con le gambe incrociate, piuttosto che sulla sedia: non per niente le culture orientali individuano questa posizione come squisitamente femminile.
 

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