Antidepressivi in gravidanza: il rischio di malformazioni nel bambino aumenta di pochissimo
Donna - Articoli
Scritto da Maria Rea     Venerdì 08 Agosto 2014 17:25 Stampa
depressioneSecondo uno studio recente, gli antidepressivi assunti in gravidanza non aumenterebbero il rischio di malformazioni al nascituro. Questa perlomeno è la conclusione a cui sono giunti dei ricercatori statunitensi del Brigham and Women’s Hospital di Boston, e pubblicata sul New England Journal of Medicine.

Gli autori della ricerca hanno esaminato i dati di quasi un milione di mamme, tutte iscritte all’assicurazione pubblica Medicaid. In particolare, hanno considerato i dati relativi all’utilizzo di farmaci antidepressivi durante la gravidanza e alla salute dei figli. Lo scopo era capire se fra le due variabili ci fosse una qualche associazione.
 
donna depressa con neonato
Il rischio di malformazioni aumenta di pochissimo. Infatti, dall’analisi è emerso che circa il 7% delle partecipanti allo studio ha impiegato antidepressivi durante i nove mesi di gravidanza. Ebbene, queste donne presentavano un rischio di poco elevato rispetto alle altre di dare alla luce figli con malformazioni. Più precisamente, si è visto che fra i bambini nati da donne che non avevano fatto uso di antidepressivi durante l’attesa, si sono verificati 72 casi di malformazioni cardiache ogni 100 mila nati. Fra quelli esposti durante la vita intrauterina agli antidepressivi, invece, il rischio aumentava del 25%. Tuttavia, togliendo la quota di malformazioni dovute a comportamenti a rischio, tipici di chi soffre di depressione, come abuso di alcol e fumo, rimaneva una probabilità maggiore del 6%: un numero statisticamente poco significativo.
 
Si tratta però di uno dei pochissimi studi che ha dato risultati di questo tipo. Altri condotti in passato, infatti, avevano raggiunto conclusioni opposte. Per questo, secondo gli esperti, servono nuove indagini. “Il 10-15% delle donne in gravidanza è affetta da depressione, quindi il problema se i farmaci sono o no sicuri è stringente” hanno affermato gli studiosi. 

 
 

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