La nazione del figlio unico: essere madri in Italia
Gravidanza - Articoli
Scritto da Eva Forte     Giovedì 01 Marzo 2007 16:29 Stampa
b_450_0_0_1___images_stories_gravidanza_gravidanza_pic.jpgL’Istat ha presentato i risultati della seconda edizione dell’Indagine campionaria sulle nascite, condotta nel 2005 su un campione di circa 50mila madri di bambini iscritti in anagrafe per nascita nel 2003 (il 10% di tutte le madri del 2003). Le madri sono state intervistate a distanza di 18-21 mesi dalla nascita del figlio, periodo in cui normalmente si ragiona sulla possibilità di avere un secondo figlio e in cui ci si scontra con le maggiori problematiche di una famiglia allargata.

I dati dell’indagine consentono di ricostruire la struttura della fecondità per ordine di nascita e forniscono un quadro accurato sulle opinioni e le aspettative di fecondità delle madri, sugli aspetti familiari e sociali di contesto delle nascite, sulle strategie di cura adottate dalle famiglie e sull’impatto che la nascita di un figlio ha sulle scelte lavorative delle donne.

Meno figli e sempre più tardi
Il risultato delle indagini non ci sorprende: secondo le stime più recenti riferite all’anno 2005 nel nostro Paese nascono in media 1,33 figli per ogni donna in età feconda (dai 15 ai 49 anni). Purtroppo bisogna ammettere che la situazione italiana rientra nei più bassi livelli di fecondità osservato nei paesi sviluppati.

Questa situazione è iniziata ben un secolo fa, fatta eccezione per alcuni periodi che hanno registrato un aumento delle nascite - come il "baby boom" della prima metà degli anni‘60 in cui si è registrato un massimo di 2,7 figli per donna – ma dal 1965 è iniziata una nuova fase di diminuzione della fecondità che si è protratta per 30 anni.

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Nel 1995 si è toccato il minimo storico di 1,19figli per donna; possiamo però sperare in un miglioramento vedendo che a partire dalla seconda metà degli anni ‘90 è in atto una lieve ripresa. Come si spiega questa diminuzione di fecondità? Sicuramente dagli importanti mutamenti nelle modalità temporali scelte dalle coppie per avere dei figli.

L’età media della madre alla nascita del primo figlio, che è stata per molto tempo abbastanza stabile intorno ai 25 anni, è andata progressivamente aumentando a partire dalle generazioni di donne nate nella seconda metà degli anni ‘50 raggiungendo oggi la soglia dei 29 anni.

Ma la nascita del primo figlio, dipende solo in parte dalla crisi della fecondità: le donne italiane mostrano una forte volontà di diventare madri, anche se di un solo figlio. Il calo della fecondità non dipende quindi da un rifiuto delle donne nei confronti della procreazione. La diminuzione della fecondità è stata, infatti, in buona parte il risultato della progressiva rarefazione dei figli del terzo ordine e successivi.Per le generazioni di donne nate a partire dalla fine degli anni ‘50 e dei primi anni ‘60, si osserva,inoltre, una contrazione delle nascite anche per i secondogeniti e, seppure in misura minore, per i primogeniti.

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Quanti figli?
Capire il perchè di un così forte calo di fertilità in Italia può essere spiegato vedendo il numero desiderato di figli. Tale indicatore rappresenta una misura delle aspettative di fecondità delle donne che hanno avuto almeno un figlio.

Nelle aspettative delle madri intervistate il modello familiare dominante si conferma essere quello con due figli (così si è espresso oltre il 61% delle donne) e il 26% intende arrivare a 3figli o più. Solo il 12% delle madri dichiara di volere un solo figlio (9% nel 2002). Per una corretta interpretazione di queste proporzioni per età e generazione occorre tener presente la doppia natura dell’indicatore “numero atteso di figli”, costituito in parte dall’esperienza riproduttiva giàvissuta, ed in parte riferito alle aspettative per il futuro. La proporzione di donne che intende avere un solo figlio cresce rapidamente a partire dai 25 anni di età e per le donne con più di 40 anni è del 18%. Livelli elevati si registrano anche per le madri più giovani: il 15% delle donne con meno di 25 anni nonha intenzione di avere altri figli in futuro (erano l’11% nel 2002). Tuttavia il significato di queste proporzioni è diverso a seconda del momento della storia riproduttiva in cui vengono colte le donne. Per le più giovani la componente progettuale dovuta alla fecondità futura pesa di più rispetto ai figli già avuti; andando avanti con le età, la quota di fecondità realizzata assume maggiore rilievo e l’indicatore tende a coincidere con il numero di figli effettivamente realizzato. Per le madri di età più avanzata,dunque, l’intenzione di avere un solo figlio può essere in alcuni casi una constatazione di fatto, maturata con l’approssimarsi del limite dell’età feconda, piuttosto che l’espressione di un progetto familiare predeterminato.

Altri figli? No, grazie.
Ulteriori indicazioni sulle scelte riproduttive delle donne, possono derivare dall’analisi delle motivazioni fornite dalle madri per non avere un altro figlio.

Il campione di madri, distinte per numero di figli, è rappresentativo delle 536 mila donne che hanno avuto un figlio nel 2003. Di queste madri il 51%ha avuto il primo figlio, il 38% è all’esperienza del secondo e l’11% ha avuto il terzo figlio o un figlio di ordine successivo. Le donne che non vogliono avere altri figli in futuro sono pari al 40% delle intervistate, in leggero aumento rispetto al 2002 (erano il 37%).

Le madri che hanno dichiarato di non voler altri figli riferiscono come motivazione più frequente lasoddisfazione per aver raggiunto la dimensione familiare desiderata: questo è vero per il 44% delledonne con due figli, il 59% di quelle con 3 o più figli e per oltre un quarto delle madri di un solo figlio.Seguono i motivi economici (indicati da circa il 20% delle donne con uno o due figli e dal 12% di quelle4con 3 o più) e i motivi di età (per il 15% delle madri al primo figlio o al terzo o successivo e per il 12%delle madri al secondo figlio).Rispetto al 2002 si osserva, qualunque sia il numero di figli avuti, un aumento del numero delle madri che indica il costo dei figli come motivo prevalente per non volerne altri.

Nelle primipare si osserva inoltre una crescita anche della proporzione di donne che ritiene troppo avanzata la propria età per avere altri figli (più 3,5 punti percentuali). Il fenomeno della posticipazione delle nascite ha, dunque, un importante impatto sulla dimensione familiare complessiva in quanto spesso si traduce in una rinuncia ad avere ulteriori figli.

Anche il lavoro extra domestico rappresenta per le donne un elemento importante per non volere un altro figlio, e questo soprattutto per le primipare (circa il 10% ha riferito questa motivazione).

Fonte: sito web ISTAT
 

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