In coma da 5 anni, ma parla con la mente
Benessere - Articoli
Scritto da Alessandra Rebecchi     Venerdì 05 Febbraio 2010 12:37 Stampa
b_450_0_0_1___images_stories_loghini_logo_staff.gifUn belga di 29 anni, vittima di un'incidente stradale che da ben cinque anni lo ha ridotto in stato vegetativo, è riuscito a rispondere correttamente con dei "sì" e dei "no" ad alcune semplici domande di carattere anagrafico che gli facevano i medici, comunicando con gli impulsi mentali.

Questo è il fulcro dello studio di un team di neuroscienziati belgi e britannici, pubblicato sulla rivista specialistica New England Journal of Medicine: una scoperta che ha rivelato l'insufficienza dei sistemi diagnostici a disposizione e ha acceso nuove speranze nei cuori dei parenti delle migliaia di pazienti in stato vegetativo.

L'America ha accolto con grande riserbo questo nuovo metodo: ricordando il clamoroso caso di Terry Schiavo, i medici asseriscono che in quel caso il cervello della paziente era stato danneggiato irreparabilmente a causa della prolungata mancanza d'ossigeno a seguito dell'ictus.

Durante i test effettuati dai ricercatori belgi e britannici sono stati sottoposti allo scanner 51 pazienti, dei quali 31 minimamente consci e altri 23 in stato vegetativo: quattro di questi hanno mostrato un'attività cerebrale nelle stesse aree di pazienti sani.

Adrian Owen, neuroscienziato del Medical Research Council of Cambridge ha messo a punto il metodo e collaborato allo studio in cui il cervello dei pazienti è stato sottoposto a mappatura con uno scanner ipersensibile: in ogni caso gli esperti asseriscono che il caso del belga, ovvero di comunicazione bidirezionale in un paziente in comprovato stato vegetativo, è rarissimo, ma che sicuramente questa tecnica innovativa ha aperto uno spiraglio verso un miglioramento della qualità della vita di queste persone.

Ovviamente questa scoperta, oltre a portare con sé la speranza per questa gente, porta anche un problema di carattere etico: basti ricordare il caso nostrano di Eluana Englaro e tutto il carico etico-mediatico che ha scatenato e che ancora non si placa nonostante siano passati ormai due anni da quando si spense a Udine, dopo 17 anni di incoscienza e immobilità.

Approfondimenti: Sito della rivista New England Journal of Medicine

 

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