PMA: il tribunale di Cagliari consente ad una coppia di effettuare la diagnosi preimpianto
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Scritto da Angela Messina     Venerdì 16 Novembre 2012 09:52 Stampa
tribunaleIl 9 novembre, il Tribunale di Cagliari, con una sentenza storica, ha concesso ad una coppia ,lei affetta da talassemia major e lui portatore sano della malattia, di poter effettuare la diagnosi pre-impianto. Con questa sentenza, per la seconda volta, e sicuramente non l'ultima, i giudici stoppano la legge 40. 

E questo significa che la coppia ricorrente potrà avere un bimbo sano, senza dover spendere migliaia di euro all'estero e senza l'angoscia di portare la gravidanza avanti per mesi prima di procedere all'aborto terapeutico. La legge sull'aborto consente di liberarsi di un feto malato anche al quarto mese di gravidanza, ma attualmente non permette ad una coppia fertile di eliminare il feto non sano prima che diventi un bambino a tutti gli effetti nella pancia della mamma.

diagnosi preimpianto
Una contraddizione condivisa anche dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Lo scorso giugno aveva infatti sconfessato la legge 40 accogliendo il ricorso di una coppia italiana fertile portatrice sana di fibrosi cistica che voleva accedere alla diagnosi pre-impianto degli embrioni. Il governo italiano aveva protestato sonoramente ed era stato annunciato il ricorso in appello la cui scadenza è fissata per il 28 novembre. I giudici stanno dalla parte delle coppie e applicano, in assenza di chiari dettagli normativi, la sentenza di Strasburgo.

A Salerno, nel gennaio 2010 i magistrati avevano dato il via libera alla selezione embrionale a una coppia fertile ma portatrice di una malattia che aveva già fatto morire una figlia di appena 7 mesi e che li ha costretti a tre aborti. Situazioni strazianti che potrebbero essere eliminate se si correggesse una legge che lascia molti scontenti.

Soprattutto le coppie con malattie che spendono migliaia di euro per recarsi all'estero e aggirare così l'ostacolo della legge 40. Come quella coppia di Torino che ha sborsato trentamila euro in Spagna per avere accesso alla diagnosi preimpianto nel tentativo di concepire un figlio sano, o un'altra coppia di Venezia che di euro ne ha spesi 20 mila, sempre in Spagna.  Ma ora questi cittadini reclamano il diritto ad una gravidanza serena e chiedono che lo Stato italiano rimborsi i soldi spesi fuori dai confini italiani. 

Afferma il giudice nella sentenza che la diagnosi genetica pre-impianto debba considerarsi pienamente ammissibile, al fine di assicurare la compatibilità della legge 40 del 2004 con i princìpi del nostro ordinamento giuridico.

In Italia ci sono 357 centri di procreazione medicalmente assistita (Pma), di cui 76 pubblici: secondo l'associazione Luca Coscioni, i cui avvocati hanno seguito gratuitamente la coppia di Cagliari nel ricorso, nessuna struttura pubblica in Italia offre la diagnosi pre-impianto. Questo costringe le famiglie a rivolgersi a centri privati, dove le spese si aggirano tra i 6mila e i 10mila euro. Alla coppia di Cagliari erano stati chiesti 9mila euro, ma le cifre possono salire vertiginosamente, fino ai 30mila euro che una coppia di Torino, affetta da traslocazione cromosomicabilanciata, è stata costretta a pagare per la diagnosi pre-impianto. I coniugi torinesi hanno depositato un ricorso al Tribunale per chiedere il rimborso delle spese sostenute; spese che, secondo l'ordinanza del Tribunale di Cagliari, non sono più necessarie, visto che l'esame deve essere assicurato dalle strutture pubbliche in forma diretta o indiretta.

Dopo l'ordinanza, l'Asl di Cagliari fa sapere di essere pronta e favorevole a sostenere le spese della coppia per effettuare l'esame richiesto, tuttavia l'Azienda non può a livello normativo garantire l'assistenza diretta presso le proprie strutture, come in nessun'altra struttura pubblica in Italia, ma garantirà l'assistenza indiretta sostenendo gli oneri necessari per l'effettuazione degli esami presso un centro specializzato in Italia.
 

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