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Le tecniche di I livello: l’inseminazione artificiale
PMA - Tecniche
Scritto da Dottoressa Elisabetta Chelo     Venerdì 11 Dicembre 2009 23:20    PDF Stampa E-mail

b_450_0_0_1___images_stories_loghini_spermatozoi_logo.gifLa storia dell’inseminazione artificiale è molto antica: già menzionata nel Talmud ebraico e in un codice arabo del 1322, fu documentata scientificamente ad opera del sacerdote e filosofo italiano Lazzaro Spallanzani, che nel 1780 effettuò e descrisse la prima inseminazione artificiale attuata con successo in un mammifero . Negli stessi anni in Inghilterra John Hunter, uno dei padri della chirurgia inglese, confidava ad un diario di aver eseguito un’inseminazione in una coppia di pazienti in cui il partner maschile soffriva di una grave forma malformativa che gli impediva di eiaculare in vagina.


Da allora le tappe dell’inseminazione artificiale sono state lente e faticose, l’accoglienza che la comunità scientifica riservò a questo tipo di sperimentazioni era improntata all’intolleranza e all’ostilità, e ancor più pesanti furono nel corso del tempo i condizionamenti di tipo etico e religioso.


b_450_0_0_1_http___www.mammedomani.com_images_inseminazione2.gifL’inseminazione artificiale è la tecnica più semplice , l’aiuto medico in questo caso è limitato all’identificazione del periodo ovulatorio e all’inserimento in utero del liquido seminale opportunamente trattato nella cavità uterina . Viene generalmente eseguita per i casi di sterilità inspiegata nei quali una o ambedue le tube sono pervie ed i parametri seminali appaiono pressochè normali o con modeste alterazioni.

Generalmente si procede con una induzione dell’ovulazione il cui obiettivo è quello di portare a maturazione 2- 3 follicoli per aumentare la possibilità che almeno uno di essi si fecondi. Tramite l’ecografia si valuta quale sia il momento più opportuno per somministare l’HCG (l’ormone che determina lo scoppio del follicolo) e dopo circa 36 – 40 ore si può procedere all’inseminazione. Il liquido seminale , il giorno dell’inseminazione, subisce un trattamento detto capacitazione che dura 60 – 90 minuti attraverso cui vengono selezionati gli spermatozoi più mobili.

L’inseminazione vera e propria si esegue con una sottile cannula che attraverso il collo dell’utero deposita nella cavità uterina una piccola quantità di liquido seminale . La tecnica è quindi molto semplice e le possibilità di successo sono modeste , non più del 12-15% ad ogni tentativo.

I rischi dell’inseminazione sono pochi. Nei casi in cui più di tre follicoli raggiungono la maturazione , esiste il rischio di gravidanza multipla, il che può comportare l’abbandono del trattamento. I cicli di trattamento possono anche essere sospesi se c’è il sospetto che si verifichi la sindrome da iperstimolazione ovarica; per tale motivo, la terapia ormonale deve essere sempre attentamente controllata.

Nel caso dell’inseminazione che utilizza il liquido seminale del partner maschile della coppia la legge non prevede restrizioni o cambiamenti.

L’inseminazione con seme di donatore è stata praticata in Italia sin dagli anni Cinquanta;in quegli anni veniva effettuata in completa clandestinità e per lo più utilizzando seme fresco. Il seme criocongelato fa la sua comparsa verso la fine degli anni Settanta, ma negli anni successivi la tecnica ha subito un’evoluzione veramente notevole. Gli spermatozoi umani adeguatamente trattati sopravvivono per un lungo periodo al congelamento e possono essere conservati a – 196° in appositi contenitori di azoto liquido nelle cosiddette banche del seme.

  • Le banche del seme promuovono essenzialmente due programmi: a)conservare il liquido seminale di uomini che stanno per perdere la loro fertilità o perché vi rinunciano spontaneamente con la vasectomia o perché si devono sottoporre a terapie chirurgiche o radianti a livello testicolare (si osserva così una chance procreativa allargando in senso temporale i confini del corpo fino al caso estremo di gameti che sopravvivono a chi li ha prodotti),
  • b)conservare il liquido seminale di donatori esenti da malattie ereditarie o infettive, per inseminare artificialmente una coppia in cui sia riconosciuta una sterilità maschile non trattabile.

- Per ogni donatore si ottengono al massimo otto gravidanze.

- Sono almeno 35mila i bambini nati con inseminazione con seme di donatore in Italia ,80.mila le coppie che sino ad oggi vi hanno ricorso: le situazioni di sterilità maschile non risolvibili con altri trattamenti sono ancora molte, anche dopo l’introduzione di tecniche sofisticate come la ICSI (Intracitoplasmatic Spem Injection: tecnica che prevede l’inserimento di uno spermatozoo in ogni ovocita) che hanno permesso a molti uomini infertili di avere un figlio biologicamente proprio. Si calcola che circa il 20 % delle 50 mila coppie che ricorrono alla PMA ha possibilità riproduttive solo ricorrendo a gameti di donatore

L’introduzione delle tecniche di micromanipolazione nella fertilizzazione in vitro tramite la ICSI ha fatto sì che molte situazioni di sterilità maschile considerate senza speranza possano oggi pensare di avere un figlio biologicamente proprio. Un terzo circa delle coppie che ricorrono all’inseminazione con seme di donatore ha nella storia clinica del partner maschile un tumore testicolare o un’altra patologia oncologica i cui trattamenti hanno determinato l’infertilità.

La nuova legge proibisce il ricorso alle tecniche che utilizzano gameti di donatore: sono migliaia le coppie costrette a recarsi all’estero o a rivolersi ad un mercato clandestino che, data la relativa semplicità delle procedure, non tarderà a diffondersi con buona pace di tutte le misure di tutela della salute delle donne. Nessuno potrà più accedere alle banche del seme che utilizzando seme congelato potevano garantire lo screening relativo alle malattie genetiche e infettive del donatore, ma lo sperma fresco non è certo un materiale di difficile reperimento, anche se non dà nessuna garanzia rispetto alla trasmissione delle malattie infettive, e ciò esporrà le donne e i bambini alle infezioni delle malattie a trasmissione sessuale.
Questa norma nasce delegittimata in partenza: la consapevolezza di questo dato ha fatto sì che nella legge fosse ipocritamente inserito l’articolo 9 che vieta il disconoscimento di paternità qualora si ricorra a tecniche di fecondazione eterologa che seppur proibite si sa già che verranno largamente praticate.

 

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