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Scambio di embrioni durante la procreazione medicalmente assistita: impatto psicologico sulla coppia e prevenzione |
PMA - Articoli |
Scritto da Redazione
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![]() Ridurre al minimo le possibilità di scambio di embrioni nelle procedure di procreazione medicalmente assistita “Uno dei più grandi timori delle coppie che intraprendono un percorso di PMA riguarda l’utilizzo errato dei campioni biologici e questo rischio è tanto più elevato quanto più il laboratorio si affida esclusivamente al controllo umano”, spiega Mariabeatrice Dal Canto, responsabile dei laboratori di procreazione medicalmente assistita dei centri Clinica Eugin in Italia. “Trattandosi di un punto critico, presso i nostri centri il controllo manuale è supportato anche da un controllo elettronico che si avvale di una tecnologia all’avanguardia. Due specialisti del laboratorio, come già si faceva in precedenza, prima di selezionare ogni campione, verificano visivamente l’identità di ognuno di essi. Al fine di conseguire l’eccellenza in termini di qualità e sicurezza, Clinica Eugin ha affiancato al controllo da parte degli operatori il sistema elettronico di doppia sicurezza IVF Witness. Il processo IVF Witness consiste nell’identificazione dei campioni biologici dei nostri pazienti, ossia ovociti, spermatozoi ed embrioni, durante il trattamento di riproduzione assistita con specifiche etichette che possono essere lette e registrate da un controller elettronico. È possibile identificare le piastre di coltura e le provette con una etichetta a radiofrequenza (RFID) contenente i dati anagrafici e con un ID univoco della coppia, riconosciuta da appositi lettori elettronici. I lettori si trovano nel laboratorio IVF, ovunque si svolga la manipolazione di cellule, e affiancano i biologi nella tracciabilità e controllo del materiale manipolato, anche del materiale crioconservato. Il monitoraggio è attivo tutto il giorno, tutti i giorni e traccia ciascun passaggio eseguito dai biologi. I ricevitori verificano in modo indipendente i dati e sono in grado di rilevare qualsiasi alterazione del protocollo di identificazione di campioni e di interrompere il processo qualora necessario”. Conclude la dottoressa Dal Canto. L’impatto psicologico degli aspetti genetici sulle coppie che affrontano la procreazione medicalmente assistita “Per una coppia che non riesce a generare in modo naturale, la procreazione medicalmente assistita è un’importante possibilità. Tuttavia, la scelta di intraprendere un percorso medicalizzato è caratterizzata da una serie di “fatiche” psicologiche: innanzitutto accettare che non si tratti di un evento spontaneo e prendere coscienza che non sia neppure un evento scontato. Poi vi è la difficoltà di comprendere le informazioni mediche/biologiche e di entrare nell’ottica di un percorso di fiducia e di collaborazione con l’équipe. Uno dei dubbi espressi, inoltre, è il bisogno di rassicurazione sul rischio di scambio del materiale biologico. La percezione, da parte delle coppie, di affidare qualcosa di estremamente prezioso al Centro e, in qualche misura, di perderne il controllo è comprensibile”, spiega la dottoressa Francesca Zucchetta, psicologa-psicoterapeuta, esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita presso Eugin. “Diventa fondamentale quindi che la coppia possa reperire informazioni chiare sui protocolli della struttura e che la scelta ricada sui centri i cui controlli riducono al minimo questo rischio. Per le équipe di Eugin è fondamentale accogliere e legittimare possibili domande su queste tematiche, al fine di dare chiare informazioni e le giuste rassicurazioni”. Conclude la dr.ssa Zucchetta. |
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