Dire addio al ciuccio senza traumi
Bambini - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Lunedì 20 Maggio 2013 09:04 Stampa
CiuccioDire addio al ciuccio non è facile per la maggior parte dei bambini: li rassicura, li consola, è piacevole e scarica tensione. Il fatto che i bambini amino questo oggetto è assolutamente normale, perché rievoca in loro il gesto della suzione, dell'allattamento, ciò che più di naturale, calmante e affettuoso esista. 
 
Il ciuccio ha anche la funzione di sopperire a quel bisogno di esplorare attraverso la bocca, la cosiddetta "fase orale" di Freud che tutti nella prima infanzia attraversiamo. 
 
Ciuccio

Il ciuccio è anche oggetto di dubbi e controversie: a lungo andare rischia di avere effetti negativi sulla dentatura, deformando il palato e causando disagi alla masticazione. 
 
Il ciuccio è un valido alleato di mamme e bambini da usare solo fino ad una certa età e con moderazione, dicono gli esperti. Sarebbe meglio che i bambini smettessero di usarlo prima dei 2 anni, con un limite massimo dei 3, questo per essere certi che non influisca sulla dentatura e sullo sviluppo del linguaggio.
 
L'età corrisponde quindi all'entrata nella scuola materna, che è una buona opportunità per dare una tempistica all'uso del ciuccio. Non bisogna fare drammi se il vostro piccolo non è pronto, sicuramente, nel corso dell'anno tenderà ad abbandonare da solo il ciuccio, per emulazione degli altri bambini.
 
I pedagoghi consigliano di cominciare a togliere il ciuccio in modo graduale: il bambino ci è affezionatissimo, non si può "traumatizzarlo" facendolo semplicemente sparire. 
 
Bisogna prima di tutto parlarne, dicendogli che ora è grande, e i bambini grandi non usano il ciuccio, così sarà preparato all'evento che prima o poi accadrà. Con alcuni bambini funziona la spiegazione dei dentini, come una favoletta. 
 
Se vostro figlio non lo abbandona spontaneamente, date spazio alla fantasia, creando un rituale o dando un senso a questo distacco. Ad esempio, andate al parco e legate il ciuccio ad un palloncino, e lasciateli andare liberi in cielo (come suggerisce il libro illustrato "Ciao Ciao ciuccio" di Brigitte Weninger e Yusuke Yonezu) salutandolo e immaginando quante mirabolanti avventure affronterà. 
 
Potete anche stabilire una data in cui passerà la "fatina del ciuccio", che lascerà in cambio un regalino. Oppure raccontategli che c’è un negozio dove se si lascia il ciuccio danno in cambio caramelle/un giochino/dei colori, ovviamente accordandovi col commerciante per il "pagamento".
 
Sarebbe carino creare un rito per diventare grandi: il pediatra o un vigile urbano, o chiunque si presti al gioco, gli daranno un attestato di "bimbo grande" alla consegna del ciuccio, che ovviamente avrete organizzato in segreto. 
 
Altra alternatuìiva è decidere insieme, con grande entusiasmo, una sorta di data fatidica in cui si diventa grandi, segnarla sul calendario e attenderne l'arrivo come un compleanno: con tanto di torta e un regalino, quel giorno si festeggia la partenza del ciuccio.
 
Se nulla dovesse funzionare, provate con limiti parziali: si usa solo in casa, oppure solo per dormire, poi solo per addormentarsi, e via via arrivate a toglierlo. Potete provare con il ciuccio va a riposaree nel frattempo distrarlo con giochi, fino a che se ne dimentica. 
 
Ottima la strategia di dire "lo regaliamo ad un bimbo piccolo", se non è molto possessivo. Non tutti i bambini lo accettano di buon grado, ma prima o poi ogni bimbo smette: bisogna armarsi di pazienza e costanza, non cedete sempre, ma non fatene nemmeno una tragedia se il piccolo continua a desiderarlo. 
 
Bisogna lasciare al piccolo il tempo necessario per affrontare la cosa.
 
 

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