Dislessia ostacola la comprensione, ma il cervello ha la soluzione
Bambini - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Mercoledì 30 Settembre 2015 15:03 Stampa
bambiniLa dislessia evolutiva rende difficile la comprensione del linguaggio verbale, ma il cervello si adatta per superare gli ostacoli: questo è il risultato dello studio, pubblicato sulla rivista "Developmental Neuropsychology", condotto dai ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca e dell'Irccs Eugenio Medea. 
 
I ricercatori hanno dimostrato inoltre che i bambini con dislessia evolutiva e senza alcun pregresso problema di linguaggio hanno anche difficoltà a elaborare il linguaggio verbale. 
 
Dislessia

Lo studio ha coinvolto 48 bambini tra gli 8 e i 12 anni: 16 con una diagnosi di sola dislessia evolutiva, 16 affetti sia da dislessia sia da disturbo del linguaggio e 16 senza problemi di dislessia o di linguaggio. 
 
Attraverso la tecnica dei potenziali evento-correlati, per la prima volta in Italia, sono state studiate le risposte elettriche celebrali durante l'ascolto di frasi che in alcuni casi contenevano errori di accordo soggetto-verbo (es. "i bambini parla"). 
 
Nel corso dello studio è stato inoltre chiesto ai bambini di produrre il plurale di nomi inventati o di declinare un verbo inventato (es. "oggi ratoliamo"a ), compito risultato più difficile per i bambini dislessici. 
 
Da questo monitoraggio dell'attività cerebrale durante l'esperimento, sono state riscontrate nei partecipanti con dislessia risposte elettriche cerebrali anomale.
 
Queste evidenziano l'utilizzo di strategie cognitive qualitativamente differenti per comprendere il linguaggio orale: come se il cervello utilizzasse un piano B per comprendere meglio i discorsi e le parole. 
 
Massimo Molteni, responsabile area di ricerca di Psicopatologia dello sviluppo del Medea, ha spiegato che da queste evidenze deve prendere sempre più slancio un percorso scolastico che sappia davvero tenere conto delle differenze di funzionamento dei bambini, affinchè ogni neurotipicità sia valorizzata partendo dalle proprie originali modalità di funzionamento. 
 
Maria Teresa Guasti, coordinatrice dello studio, spiega che è possibile individuare in tempo la dislessia: i problemi con il linguaggio orale possono essere evidenziati già in età pre-scolare, a differenza della dislessia che viene diagnosticata a 8 anni. 
 
Riconoscerli subito significa mettere in atto un intervento precoce ed è noto che prima si interviene, migliori saranno i risultati.
 
I dislessici non riescono ad individuare e a leggere alcuni caratteri, per cui non leggono bene le parole e sembrano “non capire” i testi che hanno innanzi.
 
Bollata prima come “pigrizia”, poi come “capriccio”, solo da poco ci si è resi conto che si tratta di un problema vero e che si risolve con degli specialisti del linguaggio e con insegnanti speciali. 
 
Come precisa Chiara Cantiani, ricercatrice al Irccs Medea, lo studio ha dimostrato che tra bimbi affetti da dislessia e quelli senza disturbi ci sono differenze sia quantitative sia qualitative nelle modalità di elaborazione del linguaggio, e un problema con il linguaggio orale ha sicuramente conseguenze sulla lettura.
 
 

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