Mangiare meno per vivere più a lungo
Benessere - Articoli
Scritto da Martina Paolucci     Mercoledì 02 Novembre 2011 09:00 Stampa
Mangiare meno per vivere più a lungoChe la qualità della vita avesse in qualche modo a che fare con la dieta seguita è una notizia che non stupisce sicuramente nessuno, ma che il numero delle calorie assunte potesse andare ad incidere direttamente sulla longevità è una cosa di cui tenere conto fin da subito.

Ad affermare l'esistenza della correlazione tra calorie assunte e degenerazione delle cellule è un gruppo di ricercatori dell'Università di Goteborg che ha studiato le funzioni di un enzima, la perossiredossina 1, legato al rallentamento del processo di invecchiamento.

Mangiare meno per vivere più a lungo
Secondo gli studiosi e gli esperti tutti, il processo di invecchiamento delle cellule può essere contrastato innanzitutto assumendo cibi ricchi di antiossidanti, noti proprio per la loro funzione anti radicali liberi. Con il passare del tempo, però, la perossiredossina 1, necessaria a ridurre il perossido di idrogeno e ad attivare le funzioni antiossidanti delle cellule, perde di efficacia.

Subentra, dunque, un altro enzima, denominato Srx 1, che riesce a "riparare" il primo e ripristinare le sue funzioni. A quanto pare, però, questo secondo enzima nasce proprio dalla restrizione calorica. Quindi, spiegano i ricercatori, per far sì che questo enzima si attivi è necessario ridurre il numero di calorie assunte ogni giorno, senza chiaramente privarsi di ciò che è fondamentale allo sviluppo e al sostentamento del nostro organismo.

Per questo gli esperti consigliano di ridurre gradualmente l'assunzione di zuccheri e proteine, facendo attenzione però a non eliminarli completamente dalla dieta e a non privarsi di vitamine e minerali.

Tra l'altro, affermano i ricercatori che il danneggiamento della perossiredossina 1 potrebbe rivelarsi una delle cause dell'insorgenza di malattie come il cancro e il diabete di tipo 2, per questo è necessario mantenerlo attivo per il più lungo tempo possibile. E non è escluso nemmeno che, prevenendo i danni dovuti all'aggregazione di proteine, una perossiredossina 1 funzionante protegga anche da malattie quali Parkinson e Alzheimer.
 

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