Il comitato nazionale bioetica dice di no alla chirurgia estetica sui soggetti Down
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Scritto da Angela Messina     Martedì 10 Luglio 2012 09:30 Stampa
downNel 2008 in Gran Bretagna, il caso di due bambine affette da sindrome di Down, i cui genitori erano disposti a sottoporle a interventi di chirurgia estetica al fine di cancellare i tratti della sindrome, ha destato moto scalpore, aprendo un dibattito che continua ancora tutt'oggi. Ma ricorrere alla chirurgia per soli fini estetici sui bambini Down è eticamente giustificabile?

No, secondo il Comitato nazionale di bioetica (Cnb), che ha pubblicato un parere proprio su tale questione; il documento del CNB si divide in due parti: nella prima parte, il CNB riflette sui limiti della legittimità di richieste di chirurgia estetica, specie nel rapporto che intercorre tra il paziente e il medico, nel contesto della discussione sui molteplici fattori etici, sociali e culturali che influiscono sulla mutazione di atteggiamento nei confronti del corpo e di una dilatazione del concetto di salute in senso soggettivo.

Il comitato bioetico dice di no alla chirurgia estetica sui soggetti Down
Trattandosi di un intervento non strettamente terapeutico, il CNB richiama i criteri deontologici che regolano la prassi medica, a volte trascurati, a favore di una accondiscendente esecuzione della richiesta espressa dagli individui, sottolineando la inaccettabilità di interventi sproporzionati, in quanto eccessivamente invasivi o inutilmente rischiosi e inadeguati rispetto ai possibili benefici richiesti dal paziente ovvero che si traducono in una sorta di accanimento estetico o in mero sfruttamento del corpo.

Ritiene, inoltre, che la liceità dell’intervento sia subordinata ad alcune condizioni e priorità, quali il bilanciamento dei rischi e benefici deve essere commisurato alle condizioni psico-fisiche del paziente, con riferimento anche alla percezione che il paziente ha del proprio corpo e dei risultati che si attende dall’intervento; la funzionalità degli organi interessati deve avere la priorità sul risultato estetico; la informativa al paziente deve essere completa, con una adeguata consulenza anche psicologica.

Per quanto riguarda gli interventi sui minori e incapaci, il CNB ritiene che vi debbano essere limiti alla liceità, a meno che tali interventi non rispondano al loro esclusivo interesse oggettivo sotto il profilo della salute, tenuto in particolare conto dell’età adolescenziale. Va anche garantita una protezione dei minori vietando forme di pubblicità e di servizi televisivi che provochino il rifiuto della propria immagine.

In modo particolare il CNB non ritiene lecita la chirurgia estetica su bambini o adulti incapaci con sindrome di Down, finalizzata alla conformazione a canoni sociali di normalità, specie se presenta un carattere invasivo e doloroso, considerato anche che con questi interventi difficilmente si realizza un beneficio per la persona con sindrome di Down e sia frequente la possibilità di accentuare, anziché diminuire, il suo disagio personale.

Il CNB ritiene che vada promossa una adeguata informazione e formazione sociale sui rischi e benefici degli interventi estetici e auspica un maggiore rigore nella formazione e professionalità del chirurgo estetico, mirata anche alla comprensione degli aspetti psicologici ed etici connessi alla specifica attività medica.

Nella seconda parte del documento si affrontano i problemi bioetici emergenti nella chirurgia ricostruttiva, ossia quella parte della chirurgia che corregge malformazioni congenite o causate da traumi demolitivi con l’obiettivo primario di restituire la funzione e migliorare l’immagine di pazienti gravemente menomati, con particolare riferimento ai trapianti più invasivi (es. arti e viso). Si tratta di un settore in continua espansione e sviluppo. Attualmente, oltre a trapianti di tessuto osseo, muscoli, segmenti vascolari, cute, denti ecc., si effettuano trapianti di tessuti composti, di arti superiori e inferiori, dita, piede, viso, parete addominale, laringe, utero.

Il CNB afferma che questo tipo di interventi, sebbene non indispensabili per la sopravvivenza del paziente sono eticamente giustificabili, subordinatamente ad una attenta valutazione dei rischi e dei benefici, rapportabili ad una considerazione generale del miglioramento della qualità della vita del paziente.

Altresì è necessaria una adeguata consulenza anticipata rispetto all’intervento e prolungata nel tempo, a causa delle complesse problematiche che coinvolgono rischi e benefici, accompagnata da un costante monitoraggio psicologico del ricevente.

Si auspica, inoltre che la realizzazione di un adeguato consenso informato possa anche avvalersi delle nuove tecnologie informatiche, favorendo la raccolta d’informazioni e conoscenze attraverso l’accesso a siti accreditati da istituzioni pubbliche competenti, nonché ai registri nazionali e internazionali dove siano stati pubblicati gli studi più recenti nel settore e dove siano reperibili pubblicazioni scientifiche generate dallo studio.

Infine sono raccomandate campagne di sensibilizzazione per la donazione degli organi esterni e dei tessuti, così come in genere avviene per la donazione di quelli interni.
 

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