Leggere ci rende più intelligenti e ci preserva dal rischio di declino cognitivo
Benessere - Articoli
Scritto da Tatta Bis     Venerdì 05 Luglio 2013 13:06 Stampa
Libri
Leggere fa bene: ci rende più intelligenti e fa bene anche al cervello, preserva dal rischio di declino cognitivo, perdita di memoria e dalla demenza. 

Gli scienziati sono tutti concordi nell’affermare che leggere fa bene alla salute del cervello e lo conferma anche un nuovo studio, da poco pubblicato su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology (AAN). Nella ricerca si evidenzia come le attività che coinvolgono e stimolano il cervello come la lettura e la scrittura (o altre attività simili) possano essere benefiche a tutte le età.  

Leggere

Queste attività sono in grado di preservare le funzioni cognitive con l’avanzare dell’età. Lo studio, come spiega nella nota AAN il dottor Robert S. Wilson del Rush University Medical Center di Chicago, suggerisce che tenere in esercizio il proprio cervello, durante tutta la vita di una persona è importante per la salute del cervello in età avanzata.

Per dimostrarlo sono state reclutate 294 persone di età avanzata, sono state seguite per 6 anni, dall’inizio dello studio fino alla data della loro morte (a un’età media di 89 anni). 

Prima dell’inizio dello studio, i partecipanti hanno risposto a un questionario per accertare se avevano letto i libri, scritto e partecipato ad altre attività mentalmente stimolanti durante l’infanzia, l’adolescenza, la mezza età e alla loro età attuale.

Durante gli anni di studio, ai partecipanti sono stati dati da eseguire test che misuravano la memoria e il pensiero. Dopo la loro morte, i loro cervelli sono stati esaminati per trovare prove di segni fisici di demenza (lesioni, placche cerebrali e grovigli).

I risultati hanno mostrato che le persone che hanno partecipato alle attività mentalmente stimolanti, hanno avuto un tasso più lento di declino della memoria rispetto a coloro che non hanno partecipato a tali attività in tutta la loro vita.

I ricercatori hanno scoperto che l’attività mentale rappresentava quasi il 15% della differenza nel declino cognitivo, al di là di ciò che poteva essere dedotto dalla presenza di placche e grovigli del cervello. 

Il tasso di declino mentale è stato ridotto del 32% nelle persone con attività mentale frequente, anche più tardi nella vita, rispetto alle persone con attività mentale media. Per le persone che avevano un’attività mentale poco frequente, il tasso di declino è stato del 48% più veloce rispetto a quelli con attività media, mostrando l’importanza di tenere il cervello attivo con questo genere di attività.

In base a questi risultati, non si devono sottovalutare gli effetti delle attività giornaliere, come la lettura e la scrittura, sui nostri figli, su noi stessi e sui nostri genitori o nonni, come sottolinea Wilson. Leggere e scrivere dovrebbe essere, secondo gli esperti,  un’attività più praticata di quanto non lo sia attualmente.


 

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