Contro il cancro al collo dell’utero è più efficace l’analisi Hpv del Dna rispetto al Pap test
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Scritto da Letizia Perugia     Lunedì 17 Marzo 2014 09:27 Stampa
sangue41 140 Forse tra breve diremo addio al Pap test: c’è infatti un esame più efficace, contro il cancro al collo dell’utero anche la Food and Drug Administration raccomanda l’analisi Hpv del Dna. 
 
Il test Hpv, come spiega l’epidemiologo torinese Guglielmo Ronco, che ha coordinato la ricerca su oltre 175 mila donne in quattro Paesi del mondo, permette di ridurre del 60-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell'utero rispetto al pap-test.
 
Donna dal medico

Alcuni esperti, incaricati dall’ente governativo statunitense, hanno dato parere positivo a quanto dimostrato da diversi studi internazionali, il più importante dei quali condotto in Italia dal Centro Prevenzione Oncologica delle Molinette di Torino, dagli studiosi svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma, dagli inglesi della London School of Hygene e dell'Università di Manchester, e dagli olandesi della Vrje Universitet di Amsterdam. 
 
Nel nostro Paese, l’esame Hpv ha appena sostituito in nove regioni (Piemonte capofila) il pap test in seguito alla pubblicazione, nel 2010, dello studio del professor Ronco sulla rivista "The Lancet". 
 
Gli statunitensi della Fda si sono espressi con 13 voti a zero a favore della modifica dello screening: questo lascia intendere che il test Hpv sarà destinato a rimpiazzare gradualmente ma completamente l’altro esame.
 
Per ora affianca ancora in qualche centro il nuovo metodo d’indagine sulle cellule cancerogene, il cambiamento non può essere fatto da un giorno all’altro anche perché si dovranno attrezzare i centri specializzati e formare gli operatori. 
 
Il cancro alla cervice uterina provoca ogni anno mille vittime: ci sono tremila nuovi casi ogni dodici mesi, il 6,2% di donne corre il rischio di sviluppare questo tipo di tumore fra 0 e 74 anni di età. 
 
Lo studio italiano è il più esteso mai condotto e il nuovo test sarà destinato inizialmente alle donne fra i 30 e i 64 anni di età, poiché sotto i 30 anni, l’esame del Dna rileva ancora molte lesioni destinate a regredire spontaneamente. 
 
La ricerca ha scoperto la maggiore efficacia del nuovo esame rispetto al tradizionale, ma ha anche permesso di definire meglio tempi e modi di indagine alla ricerca dei segnali premonitori del tumore alla cervice uterina.
 
Questi sono: intervalli fra un controllo e l’altro, età delle donne, tipi di approfondimento per chi risulta positiva, inoltre ha dimostrato che eseguire il test ogni 5 anni invece che 3, come avviene con il pap test, non diminuisce l’efficacia e porta anzi a una riduzione della spesa sanitaria di circa il 20%. 
 
Due sostanzialmente i vantaggi che sembrerebbe avere l’esame del Dna nella ricerca del Papilloma Virus: una sensibilità maggiore nell’individuare l’Hpv rispetto al pap test, un giudizio più oggettivo, quindi nella prevenzione al tumore al collo dell’utero.
 
Il PAP test tradizionale consiste nel prelievo di cellule dal collo uterino con due spatole (AYRE e CYTOBRUSH) che in seguito viene esaminato al microscopio da un citologo che ricerca eventuali anormalità cellulari (L-SIL e H-SIL) .
 
L'analisi del DNA virale viene effettuata sulle stesse cellule, in cui viene verificata la presenza del virus che è legato alla quasi totalità dei tumori del collo uterino e cioè  l'HPV16 e HPV18 (in natura ci sono circa 150 tipi di HPV distinti in HPV ad alto rischio [HR] e a basso rischio [LR] ).
 
Questa è una svolta epocale nel campo della prevenzione del cervicocarcinoma uterino , secondo tumore più frequemte nella donna dopo la neoplasia mammaria.
 
 

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