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Leucemia mieloide cronica: cala la mortalità del 3%
Benessere - Articoli
Scritto da Angela Messina     Lunedì 14 Giugno 2010 14:27    Stampa E-mail
leucemia mieloide cronicaFino alla metà del secolo scorso era mortale, e ancora dieci anni fa uccideva più di un paziente su cinque.

Oggi la leucemia mieloide cronica, che rappresenta il 15 per cento delle leucemie degli adulti e il 5 di quelle dell’infanzia, con 1.000 nuovi casi l’anno in Italia, sta per essere definitivamente sconfitta.

leucemia mieloide cronica: in calo la mortalità del 3%

La leucemia è una malattia dei tessuti dai quali originano le cellule del sangue, midollo osseo, milza e linfonodi; colpisce  i globuli bianchi facendo perdere le difese immunitarie e favorendo così infezioni.

Una delle forme di questa  malattia è senz’altro quella della leucemia mieloide cronica: un tumore del sangue a lenta evoluzione che nel 90% dei casi si accompagna alla presenza di un'alterazione genetica.

Questo male compare più frequentemente in coloro che sono stati esposti a radiazioni ionizzanti o al benzene.

L’incidenza della malattia aumenta con l’età e solo nel 2% dei casi si manifesta sotto i 20 anni d’età e rappresenta il 15% di tutte le leucemie degli adulti e il 4% di quelle dell’infanzia.

Finalmente ci sono buone notizie nella battaglia contro la leucemia mieloide.

Infatti secondo uno studio internazionale Dasision, condotto da Michele Baccarani dell'niversità di Bologna risulta che in dieci anni la mortalità di questa malattia si è ridotta a un decimo.

Grazie a questo studio condotto su 519 pazienti in 26 Paesi, e presentato al quindicesimo Congresso della Società Europea di Ematologia (Eha), a Barcellona, sembra che  la battaglia con tale malattia sta funzionando.

Infatti, oltre all’evidente riduzione della mortalità, la maggior parte dei pazienti convive a lungo con la malattia e si cominciano ad avere problemi tipici di una malattia cronica.

Il successo di tutto questo lo si deve alle nuove terapie, o meglio ai farmaci inibitori della tirosin chinasi, ormai arrivati alla seconda generazione.

E dopo il primo inibitore della tirosin-cherasi, l’imatinib, proprio dal congresso da Barcellona emergono dati incoraggianti su dasatinib, un’altra molecola che si e’ dimostrata ancora più efficace nel trattamento in fase iniziale.

Il farmaco, già disponibile in Italia in seconda linea, ha infatti dimostrato nello studio Dasision una migliore efficacia rispetto alla attuale terapia standard con imatinib nel trattamento della LMC Philadephia.

La percentuale è del 77% dei pazienti la cui risposta citogenetica completa e’ stata confermata al 12/mo mese di trattamento, rispetto al 66% di quelli con la terapia tradizionale.

Fonte: Ansa
 

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