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L'Italia non si vaccina e triplicano i casi di morbillo
Bambini - Articoli
Scritto da Eva Forte     Venerdì 17 Marzo 2017 11:05    Stampa E-mail
vacciniVaccinazione sì, vaccinazione no. Se ne sentono tante e molte mamme decidono per la non vaccinazione dei propri figli. Questo ha portato negli anni ad un incremento e un ritorno di malattie che si pensava debellate come sta avvenendo per il morbillo. Non vaccinare per questa malattia mette a rischio anche le persone adulte che non sono state vaccinate da piccole, creando così un bacino suscettibile in forte aumento. Basti pensare che da inizio 2017 ad oggi sono stati segnalati già 700 casi, contro gli 844 totali del 2016. Questo vuol dire che abbiamo un aumento pari al 230% rispetto all'anno precedente. La maggiorparte dei casi sono stati segnalati in sole quattro regioni: Lazio, Lombardia, Toscana e Piemonte.
 
Il Ministero della Salute spiega che un aumento così sensibile è causato dalla presenza di sacche di popolazione suscettibile non vaccinata o che non ha completato il ciclo vaccinale a 2 dosi. Questo, come già detto, dipende dalla scelta di molti genitori di non vaccinare i propri figli nonstante le evidenze scientifiche consolidate e i provvedimenti di alcune Regioni che tendono a migliorare le coperture.

Non dobbiamo scordare che il morbillo può causare anche la morte ed è causato da un virus del genere morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae). Si tratta di una malattia molto contagiosa che colpisce spesso i bambini tra 1 e 3 anni, per cui viene detta infantile, come la rosolia, la varicella, la pertosse e la parotite. I malati vengono isolati nel momento del contagio. Il morbillo, si legge nella scheda che gli dedica l'Istituto Superiore di Sanità sul portale EpiCentro, è pur sempre responsabile di un numero compreso tra le 30 e le 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello). Si riscontrano più spesso nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse.
 

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